2011/04/30

Disinformatico radio del 29/4/2011

È disponibile temporaneamente per lo scaricamento qui il podcast della puntata di ieri del Disinformatico. Questi sono i temi e i rispettivi link agli articoli di supporto alla trasmissione: il matrimonio reale britannico di William e Kate e i relativi problemi online (a rischio sicurezza e identità degli utenti), la risposta di Apple all'accusa di tracciamento degli utenti di iPhone e iPad, le nuove accuse di tracciamento degli utenti rivolte a TomTom, la bufala della chiusura dell'ultima fabbrica di macchine per scrivere e la bufala di Neil Armstrong presunto seguace di Sai Baba.

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Questi articoli erano stati pubblicati inizialmente sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non sono più disponibili. Vengono ripubblicati qui per mantenerli a disposizione per la consultazione.

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Macchine per scrivere, adieu? Genesi di una bufala

“Ha chiuso i battenti in India l'ultima fabbrica al mondo che produceva macchine da scrivere”. Così ha scritto l'agenzia ANSA (ribadendolo qui), alimentando un coro di necrologi (Corriere della Sera, Tribune de Genève, Swissinfo.ch) in tutto il mondo per la scomparsa di questo strumento di produttività ormai soppiantato dal computer. La ditta indiana Godrej & Boyce Manufacturing Company avrebbe infatti cessato la produzione e sarebbe stata l'ultima del suo genere del nostro pianeta.

Ma è una bufala: la fonte citata dall'ANSA per la notizia è il Daily Mail britannico, che a sua volta probabilmente l'ha presa dal Business Standard indiano. La notizia originale afferma che la Godrej & Boyce è “l'ultimo fabbricante di macchine per scrivere al mondo”, ma non corrisponde alla realtà. Infatti esistono tuttora aziende come per esempio l'americana Swintec, che fabbrica macchine per scrivere meccaniche trasparenti per i carcerati: impossibile usarle per contrabbandare.

Inoltre le ticchettanti macchinette sono ancora in vendita presso negozi online come Staples e Amazon, con marchi come Brother, IBM e Olivetti (anche meccaniche). Forse la ditta indiana intendeva dire di essere l'ultima a fabbricare macchine per scrivere meccaniche per ufficio, ben diverse da quelle elettriche o meccaniche portatili offerte dalle altre marche. Ma sta di fatto che le notizie della scomparsa della macchina per scrivere, come si suol dire, sono ampiamente esagerate.

Fonti aggiuntive: Washington Post, Wall Street Journal.

Neil Armstrong seguace di Sai Baba?

Numerose testate giornalistiche, in occasione della recente morte del santone indiano Sai Baba, hanno aggiunto un dettaglio intrigante: Neil Armstrong, l'astronauta che insieme a Buzz Aldrin mosse i primi passi dell'umanità sulla Luna, sarebbe stato fra gli adepti di Sai Baba. Per esempio, La Stampa ha pubblicato un articolo intitolato “I Beatles, Craxi, e Neil Armstrong stregati dal guru” e l'asserzione è stata ripresa anche in un altro articolo dello stesso giornale e dal TGCom: “E perfino il primo uomo sulla luna, l'astronauta Neil Armstrong, non e' sfuggito al fascino del guru indiano”. Anche la RSI ne ha parlato nella puntata di Modem del 27 aprile scorso.

Neil Armstrong ha smentito la notizia il 28 aprile.

Dopo Apple, anche Tom Tom "spiona"? Non proprio

È esplosa la psicosi del tracciamento e della violazione della privacy da parte dei dispositivi elettronici che ci accompagnano e assistono nelle nostre attività quotidiane: dopo Apple, stavolta è il turno di TomTom, i cui navigatori sono stati accusati di trasmettere indirettamente alle forze di polizia i dati sulla velocità di guida degli utenti.

Secondo DutchNews.nl, infatti, la TomTom si è trovata a sua insaputa a vendere questi dati alle forze di polizia olandesi tramite un intermediario, e la polizia locale ha utilizzato questi dati per scegliere la collocazione più strategica dei “radar” o rilevatori automatici di infrazioni dei limiti di velocità.

La notizia ha causato un certo panico fra i guidatori dal piede pesante e una certa ilarità fra chi ha osservato che TomTom aiuta la polizia a scegliere dove mettere i “radar” ma al tempo stesso in molti paesi include nei propri navigatori una funzione che allerta l'utente quando si avvicina a uno di questi rilevatori.

Ma i termini della faccenda sono stati chiariti prontamente dall'azienda in un comunicato e in un video (in inglese) dell'amministratore delegato: i dati vengono venduti con il consenso dell'utente, come da licenza d'uso, e vengono anonimizzati, per cui non possono essere utilizzati in alcun modo per multare i conducenti ma soltanto per sapere che in una determinata zona sono avvenute violazioni dei limiti di velocità, e l'invio di dati (differito o immediato, se si usa un navigatore con funzione Live) può essere disattivato.

Apple risponde alle accuse di tracciamento degli utenti

Apple ha finalmente pubblicato una dichiarazione in merito alla scoperta di un file, presente sugli iPhone e sugli iPad 3G, che sembra memorizzare gli spostamenti dell'utente: non si tratta, a detta di Apple, di un tracciamento dell'utente, ma di un archivio temporaneo che questi dispositivi scaricano da Apple e che contiene una mappa continuamente aggiornata delle posizioni delle antenne cellulari e Wifi situate nelle vicinanze dell'utente. Questo consente al telefonino o all'iPad di sapere dove si trova molto più rapidamente rispetto al sistema tradizionale basato sul GPS.

Tuttavia, ha precisato Apple, c'è un difetto nel sistema di gestione di questo file, per cui sul dispositivo i dati restano memorizzati troppo a lungo; questo problema verrà risolto con un aggiornamento del software, che smetterà inoltre di salvarne una copia sul computer dell'utente. Anche dopo la correzione, comunque, sul telefonino resterà un archivio parziale, che permetterà indirettamente di determinare gli spostamenti dell'utente nel corso dell'ultima settimana e sarà protetto tramite cifratura a partire dal prossimo aggiornamento importante di iOS. Sarà inoltre possibile eliminare del tutto questa memorizzazione disattivando le funzioni di geolocalizzazione del telefonino o tablet. Ironicamente, per i clienti Apple, spesso attratti dalla semplicità d'uso dei prodotti dell'azienda, si prospetta la necessità di mettersi a studiare approfonditamente il manuale dell'iPhone e dell'iPad.

Non tutti sono convinti dalle spiegazioni di Apple: per esempio non lo è Ross Anderson, professore di ingegneria della sicurezza all'Università di Cambridge, che le ha definite "non plausibili" (BBC). Le autorità governative in Italia, Germania, Francia e Corea del Sud stanno inoltre indagando per determinare se siano state violate le norme locali sulla privacy; inoltre alcuni utenti statunitensi hanno avviato una causa legale (Bloomberg).

Facebook: se non siete reali, non siete... reali

Il matrimonio di un VIP nell'era di Internet comporta tutta una serie di nuovi problemi digitali, non solo per gli sposi ma anche per gli utenti.

Per esempio, avete la sfortuna di chiamarvi Kate Middleton e volete avere un profilo su Facebook? Niente da fare: gli amministratori del social network in blu cancellano sistematicamente i profili degli omonimi della sposa reale, accusandoli di essere falsi. È successo per esempio a Kate Middleton di Boston: Facebook le ha sospeso il profilo a gennaio e l'ha "staggata" in tutte le foto, e c'è voluta una settimana per convincere Facebook a ripristinare tutto, nonostante le foto mostrassero che non c'era alcuna somiglianza o impostura. La stessa cosa è succesa a una donna australiana e a due donne inglesi, che hanno dovuto dimostrare la propria identità per farsi ripristinare il profilo Facebook.

La ricerca a casaccio di informazioni sul matrimonio di William e Kate può causare anche problemi di sicurezza informatica. F-Secure segnala infatti che digitando in Google le parole chiave riguardanti l'evento, per esempio per trovare immagini, è facile imbattersi in immagini che portano a siti che sono stati infettati e quindi visualizzano dei messaggi di un falso antivirus, che spaventano l'utente facendogli credere di essere infetto e convincendolo a scaricare un programma che promette di risolvere il problema ma in realtà è un virus o un programma inutile che però si paga. Conviene restare nei siti delle testate giornalistiche, o in quelli ufficiali (www.officialroyalwedding2011.org, TheBritishMonarchy su Facebook e ClarenceHouse su Twitter) invece di cercare scoop nei bassifondi della Rete.

Se invece siete fra gli invitati al matrimonio reale e siete preoccupati per le notizie di dispositivi che bloccano i cellulari nella zona dell'evento per evitare Tweetate indiscrete o suonerie nei momenti più solenni, niente paura: Scotland Yard e la Metropolitan Police londinese hanno smentito.

Fonti: Associated Press, Allfacebook, Yahoo, CBS News.

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