“Decapitazione” di Anonymous Italia: forse è il caso di ridimensionare il trionfo
Intanto che pare rinviata, se non del tutto sgonfiata, la bufera del presunto bavaglio italiano a Internet imposto dall'Agcom (Geekissimo; La Stampa; Tom's Hardware; Agcom), con tanto di improbabili adunanze, torno brevemente sulla vicenda di Anonymous Italia per notare che i toni drammatici usati da alcune testate e l'enfasi data a quest'operazione di polizia sembrano sempre più fuori luogo. Parrebbe quasi che abbiano acciuffato l'Osama bin Laden del ciberspazio, ma non è così, almeno a giudicare da quello che è emerso fin qui.
Il nome anagrafico del presunto “capo” residente in Canton Ticino, in arte phre, è ormai pubblico: l'articolo del Corriere è stato aggiornato per includerlo, rendendo inutile la discrezione della stampa locale, e in lingua inglese ne parla Softpedia.
Non si tratta certo di un maestro della dissimulazione: trovarne numero di telefono, indirizzo di casa e di e-mail, profilo Facebook, whois dell'azienda di famiglia (il cui sito è ora vuoto ma è ancora visibile nella cache di Google) e molto altro è semplice (ringrazio Rodri e un po' di social engineering). Le foto personali, comprese quelle d'infanzia, sono nella Wayback Machine. Non pubblico i dettagli per ovvie ragioni. Siete pregati di fare altrettanto.
Il resto del “gruppo” non sembra messo meglio in quanto a risorse e competenze. La versione originale del comunicato in inglese di Anonymous Italia era un vero disastro. Lo so perché gliel'ho sistemata io, visto che non si faceva avanti nessuno (le parti in rosa qui accanto sono mie).
Quindi adesso tecnicamente faccio anch'io parte di Anonymous, a dimostrazione del fatto che chiunque può entrarvi o fregiarsi di quest'etichetta. Sì, ho aiutato Anonymous: invoco l'attenuante della legittima difesa della lingua inglese.
Invoco anche l'attenuante della reiterazione del crimine contro la grammatica d'Albione, perché prima di pubblicare il comunicato qualcuno ha pensato bene di correggerlo. Si fa per dire. I commenti parlano da soli. Questi sarebbero i pericolosissimi black block digitali?
Mah. Con tutti i criminali informatici veri che ci sono in giro, quelli che rubano soldi reali e truffano le persone, far spendere tempo alla polizia per inseguire questi dilettanti pare un po' uno spreco.
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