Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 15/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
Ricordate il Tamagotchi, l'animale domestico digitale che tutti i bambini (e anche alcuni adulti) desideravano avere verso la fine degli anni Novanta? Era un ciondolo elettronico a forma di uovo, con un piccolo schermo a LED che mostrava un animaletto alieno che andava accudito premendo a intervalli regolari dei pulsanti per dargli da mangiare, pulirlo, dargli le medicine e giocare insieme. Se il padrone non se ne prendeva cura, il Tamagotchi “moriva”.
Adesso ritorna, per la gioia dei bambini di tutte le età e per la nostalgia di chi era bambino all'epoca e ora è possessore di smartphone, sotto forma di app per Android denominata Tamagotchi LIFE. L'app è disponibile da ieri sia in versione gratuita (sostenuta dalle pubblicità), sia in versione a pagamento (99 centesimi di dollaro) e sarà disponibile prossimamente anche per iPhone.
Il gioco è lo stesso di allora, con tanto di modalità classica che emula il ciondolo e anche i suoi tre pulsanti, anche se c'è la modalità normale, in stile app, che permette anche di giocare alla morra cinese con il proprio Tamagotchi.
Non si tratta del primo gioco del genere per smartphone, ma è il primo ad essere prodotto ufficialmente dalla Bandai, che creò il Tamagotchi originale e ne vendette oltre 78 milioni di esemplari, creando il filone dei giochi di accudimento e spianando la strada alle ossessioni virtuali successive di Farmville, The Sims e tanti altri ancora.
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