Avete sentito
parlare dei Bitcoin? Sono la speculazione virtuale del momento: una
valuta virtuale, usata per i pagamenti e gli scambi online, che non
ha una banca centrale o un altro garante tradizionale: è invece
garantita dalla matematica. La quantità totale dei Bitcoin è
immutabile per definizione e per generarli occorre effettuare dei
calcoli complicatissimi al computer.
I Bitcoin si
“comprano” (o, se preferite la metafora della miniera, si
estraggono), in parole povere, spendendo potenza di calcolo. Che ha
un costo, sotto forma di usura dei componenti del calcolatore e
consumo di corrente elettrica. Di solito questi costi sono superiori
al valore dei Bitcoin che se ne ricavano, per cui è poco
conveniente. La soluzione? Usare di nascosto i computer altrui.
Ci sono già
stati casi di virus informatici che infettano i computer delle
vittime costringendoli a “lavorare in miniera” estraendo Bitcoin
per conto dei criminali che hanno diffuso il virus, ma è la prima
volta che questa tecnica viene usata
di nascosto da un videogioco regolare. Un recente aggiornamento del
software di gioco della E-Sports Entertainment Association includeva
infatti un “minatore” di Bitcoin: se ne sono accorti i giocatori
infuriati quando hanno visto che i loro processori grafici lavoravano
quasi al massimo anche quando il computer era inattivo.
L’arrabbiatura
deriva appunto non solo dall'azione disonesta ma dal danno economico
concreto derivante dal consumo di energia e dall’usura per
surriscaldamento dei componenti del computer.
L’azienda
di software ha chiesto scusa, dicendo che si è trattato di uno
sbaglio, e ha promesso che il doppio del ricavato in Bitcoin (circa
3700 dollari) verrà devoluto in beneficenza. Ma questa vicenda
insegna che se la ventola del vostro computer corre troppo, potrebbe
non essere solo questione di polvere accumulata e che i modi per
compiere raggiri informatici sono sempre più originali.
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