2013/05/03

Videogioco usa di nascosto i computer dei giocatori per generare soldi virtuali

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 03/05/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Avete sentito parlare dei Bitcoin? Sono la speculazione virtuale del momento: una valuta virtuale, usata per i pagamenti e gli scambi online, che non ha una banca centrale o un altro garante tradizionale: è invece garantita dalla matematica. La quantità totale dei Bitcoin è immutabile per definizione e per generarli occorre effettuare dei calcoli complicatissimi al computer.

I Bitcoin si “comprano” (o, se preferite la metafora della miniera, si estraggono), in parole povere, spendendo potenza di calcolo. Che ha un costo, sotto forma di usura dei componenti del calcolatore e consumo di corrente elettrica. Di solito questi costi sono superiori al valore dei Bitcoin che se ne ricavano, per cui è poco conveniente. La soluzione? Usare di nascosto i computer altrui.

Ci sono già stati casi di virus informatici che infettano i computer delle vittime costringendoli a “lavorare in miniera” estraendo Bitcoin per conto dei criminali che hanno diffuso il virus, ma è la prima volta che questa tecnica viene usata di nascosto da un videogioco regolare. Un recente aggiornamento del software di gioco della E-Sports Entertainment Association includeva infatti un “minatore” di Bitcoin: se ne sono accorti i giocatori infuriati quando hanno visto che i loro processori grafici lavoravano quasi al massimo anche quando il computer era inattivo.

L’arrabbiatura deriva appunto non solo dall'azione disonesta ma dal danno economico concreto derivante dal consumo di energia e dall’usura per surriscaldamento dei componenti del computer.

L’azienda di software ha chiesto scusa, dicendo che si è trattato di uno sbaglio, e ha promesso che il doppio del ricavato in Bitcoin (circa 3700 dollari) verrà devoluto in beneficenza. Ma questa vicenda insegna che se la ventola del vostro computer corre troppo, potrebbe non essere solo questione di polvere accumulata e che i modi per compiere raggiri informatici sono sempre più originali.

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