Il 21 giugno
Facebook ha annunciato
che “circa 6 milioni di utenti" del social network si sono
trovati coinvolti in un difetto di privacy, grazie al quale altre
persone potevano vedere i loro numeri di telefono o indirizzi di mail
che erano stati impostati come privati. Fra l'altro, io sono uno di
quei sei milioni.
Fortunatamente
la mia violazione riguardava un account di test, nei quali avevo
immesso dati assolutamente sacrificabili, ma non è andata
altrettanto bene a tanti altri utenti che hanno affidato a Facebook
il proprio numero di cellulare fidandosi delle promesse di privacy
del social network.
Fra l'altro,
il difetto (esistente almeno dal 2012) era assolutamente banale da
sfruttare: bastava scaricare da Facebook una copia dei propri dati.
Dentro la copia c'erano spesso dati altrui.
Il difetto è
stato corretto e Facebook ha mandato un dettagliato messaggio di
avviso e di scuse agli utenti coinvolti, ma secondo alcuni
ricercatori
di sicurezza la reale portata della falla non è stata ancora
riconosciuta e include anche dati di persone che non sono utenti di
Facebook.
Qualunque sia
la portata effettiva del problema, resta il fatto che ancora una
volta le promesse di buona custodia dei nostri dati personali non
sono state mantenute. Meglio tenerne conto, magari usando la regola
classica: mai condividere su Internet nulla che non vorreste che
diventasse pubblico e magari visibile al vostro peggior nemico.
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