Twitter ha pubblicato poche ore fa i dettagli
del proprio piano di quotazione in Borsa, rendendo pubbliche molte
informazioni sulle proprie attività e dimensioni che prima erano
riservate e stimate soltanto indirettamente dagli esperti.
Il “social network” (più propriamente
piattaforma di microblogging) dichiara alle autorità statunitensi di
avere circa 218 milioni di utenti attivi mensili (49 negli USA, 169
nel resto del mondo) e di gestire oltre mezzo miliardo di tweet al
giorno.
Twitter guadagna circa due dollari per ogni
visualizzazione della sua “timeline” (flusso di messaggi)
negli Stati Uniti e 30 centesimi nel resto del mondo. Sembra tanto,
ma Twitter è comunque andato in perdita per quasi 80 milioni di
dollari nel 2012 su un fatturato di circa 317 milioni. Chi ci
guadagna di certo sono i suoi boss: l'attuale CEO Richard Costolo,
per esempio, ha incassato 11,5 milioni di dollari.
Un altro dato interessante è la ripartizione dei
ricavi: Twitter vive principalmente vendendo spazi pubblicitari (e
anche tweet, account e “trend” sponsorizzati promozionali), con
incassi di circa 221 milioni di dollari nel 2013, ma si mantiene
anche grazie al “data licensing” (32 milioni), ossia la vendita
dei dati che noi utenti vi immettiamo: i nostri gradimenti, i nostri
pareri, le nostre idee, la nostra geolocalizzazione e i dati dei
nostri contatti. Come in ogni servizio gratuito della Rete, non siamo
il cliente: siamo il prodotto in vendita.
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