Troels Oerting, responsabile dell'Europol (Ufficio di Polizia Europeo) per la lotta al crimine informatico, ha messo in guardia gli internauti contro il rischio di furto di dati sensibili se usano gli accessi WiFi pubblici.
In un'intervista alla BBC, Oerting ha segnalato la crescita degli attacchi effettuati utilizzando questi accessi “per rubare informazioni, identità o password e soldi... dovremmo insegnare agli utenti che non dovrebbero gestire informazioni sensibili quando usano un WiFi aperto non sicuro.” Il WiFi di casa va bene, ha aggiunto, ma è meglio evitare l'accesso senza fili spesso offerto da luoghi di ristoro o locali pubblici.
La tecnica d'attacco è semplice: il criminale crea un hotspot WiFi che somiglia a quelli pubblici (non è difficile, basta un laptop o uno smartphone) e convince le persone a collegarsi a Internet tramite quell'hotspot. In questo modo i dati delle vittime transitano dai dispositivi del criminale che, con il software opportuno, può intercettarli e decifrarli.
L'attacco in sé non è una novità (in gergo si chiama “man in the middle”, letteralmente “uomo che si mette in mezzo”): uno dei casi più noti riguarda il Parlamento europeo, che qualche mese fa ha spento il proprio sistema WiFi pubblico dopo che un informatico ha dimostrato quanto era facile usarlo per compiere proprio questo genere d'incursione.
La difesa, per fortuna, è semplice: usare la connessione dati cellulare invece del WiFi. Purtroppo questo diventa assai costoso se si è in roaming. In casi come questo si può usare il WiFi pubblico, avendo però l'accortezza di adottare un software di cifratura della connessione (VPN), che ha il vantaggio aggiuntivo di mascherare la reale posizione geografica e di scavalcare i filtri adottati da molti fornitori d'accesso (consentendo, per esempio, di vedere i video di Youtube che hanno restrizioni geografiche). Alcuni nomi: Anonymizer, Avast SecureLine, TunnelBear, disponibili per Windows, Android e iOS.
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