Sono a Pontefract, in Inghilterra, dove Space Lectures ha invitato per una cena di gala (ieri sera) e una conferenza (oggi pomeriggio) Fred Haise, uno dei tre astronauti che tennero il mondo con il fiato sospeso nel 1970 quando il loro veicolo spaziale Apollo 13, diretto verso la Luna, subì lo scoppio catastrofico di un serbatoio d'ossigeno che costrinse a un ritorno d’emergenza gestito magistralmente dagli astronauti (Lovell, Swigert e Haise) e dai tecnici della NASA a terra e immortalato dal bel film di Ron Howard intitolato appunto Apollo 13. La loro avventura drammatica ma a lieto fine mise in luce i pericoli dell'esplorazione spaziale e la bravura della NASA nel trovare soluzioni e procedure che permettessero di gestire le emergenze.
Avevo già conosciuto Haise in Florida nel 2012, con il raro privilegio di assistere a una proiezione di Apollo 13 commentata da lui: un’esperienza davvero surreale. Ma l’occasione di rivederlo senza dover attraversare l’oceano era troppo ghiotta, per cui mi sono fiondato in Inghilterra insieme a mia moglie e a Luigi Pizzimenti (Collectionspace.it), curatore della sezione spazio del Museo del Volo Volandia di Varese e da tempo amico personale di Haise, accompagnato dall'amico e collezionista di cimeli spaziali Mario Cerrato.
Fred (per gli amici Freddo) è stato, come sempre, gentilissimo e disponibilissimo. Oltre a chiacchierare con tutti gli ospiti girando per i tavoli ha anche firmato foto e cimeli. Io ho portato un disco a 45 giri della sua missione (vedendolo ha detto “Accidenti, questo va indietro di due tecnologie!”) e un catalogo originale delle foto della sua missione (gentilmente donatomi dalla Specola Solare di Locarno); Luigi ha portato una checklist originale dell'addestramento spaziale di Haise. Come avevo promesso via Twitter, ecco qualche foto.
Space Lectures è un’associazione di appassionati senza scopo di lucro che da circa un decennio organizza incontri con i protagonisti dell’esplorazione spaziale: il prossimo ospite sarà, ad aprile 2015, Eileen Collins, la prima donna comandante di uno Shuttle.
L’evento si è svolto in maniera davvero impeccabile, con un’organizzazione efficiente e flessibile che andrebbe presa come esempio da tante istituzioni italiane e di altri paesi. Nel programma dell’evento, però, non era scritto che avremmo incontrato oltre a Haise anche tanti nuovi amici appassionati e cordialissimi, sia fra i partecipanti, sia fra gli organizzatori. La proverbiale ospitalità dello Yorkshire si è distinta, e la birra ha aiutato non poco a superare timidezze e barriere linguistiche o di accento.
La cena di gala ha permesso ai circa duecento partecipanti di tutte le età di conoscersi e scambiarsi racconti e chicche e fare una foto con Haise. Noi, presentati da Luigi, abbiamo avuto accesso esclusivo a Haise, non con il distacco professionale di chi deve fare o subire un’intervista ma con la cordialità riservata agli amici: trovarsi a chiacchierare del più e del meno con una leggenda dell’esplorazione spaziale è stata un’occasione davvero speciale e un’emozione memorabile.
L’asta ha raccolto fondi per Space Lectures: alcune foto incorniciate e firmate da Haise, abbinate a cartoline, pezzi di tuta spaziale, manuali e altro ancora hanno raggiunto quotazioni notevolissime. Su tutte ha spiccato una bellissima locandina del nuovo documentario Last Man on the Moon, dedicato a Gene Cernan, ultimo uomo sulla Luna con la missione Apollo 17. Autografata da Cernan stesso e incorniciata, ha superato le mille sterline (circa 1280 euro).
La conferenza
L’indomani la conferenza di Haise ha richiamato oltre 500 persone, che hanno riempito la sala conferenze della scuola di Pontefract. Freddo è stato vivace e preciso, raccontando a braccio ma impeccabilmente le sue avventure e disavventure spaziali ed aeree, la sua iniziale riluttanza a diventare pilota (voleva fare il giornalista), gli errori e le esagerazioni del film Apollo 13 e dettagli poco conosciuti della sua vita personale, compreso un drammatico incidente aereo che, dopo la sua Odissea nello spazio, gli causò ustioni su oltre il 60% del corpo.
Dopo circa 45 minuti di conferenza, Haise ha lasciato spazio alle domande e poi si è dedicato per quasi due ore alla firma di autografi per tutti i presenti: una resistenza eccezionale per chiunque e ancor di più per una persona della sua età. Anche dopo due ore, non mancava mai di sorridere al proprio interlocutore e si offriva di stringergli la mano. A me ha pazientemente firmato a pennarello una T-shirt con il logo di Apollo 13.
E dopo tutto questo è anche venuto al pub a bere una birra e salutare tutti gli organizzatori e i partecipanti scelti, fra i quali c’eravamo anche noi, che ogni tanto ci soffermavamo a pensare a quanto fosse incredibile l’idea di essere in un pub dello Yorkshire in compagnia di un uomo che ha volato intorno alla Luna. Chissà quanti degli avventori si saranno chiesti chi era il simpatico nonnino che faceva foto con tutti e non negava un sorriso e una battuta a nessuno.
Fra l’altro, prima della conferenza di Fred Haise gli organizzatori mi hanno messo a disposizione uno spazio nel quale presentare e vendere l’edizione inglese del mio libro che smonta i complottismi lunari (Moon Hoax: Debunked!) e del mio documentario Moonscape, dedicato all’allunaggio e all’escursione sulla Luna della missione Apollo 11. Ho avuto un successo di vendite totalmente inaspettato, che è stato un grande incoraggiamento a proseguire con questi progetti e nuovi libri anche in inglese.
Il giorno dopo, smaltita la birra e l’ubriacatura emotiva di stare a tu per tu con un pezzo vivente di storia e con tanti amici animati dalle nostre stesse passioni, siamo ripartiti verso una destinazione spaziale: il Festival della Scienza di Genova, dove Luigi ed io eravamo attesi per una conferenza su come si vive nello spazio. Ma questa è un’altra storia.
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