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L'ultimo esempio della falsità del mito del “nativo digitale”, secondo il quale i giovani d'oggi sarebbero istintivamente capaci di gestire le tecnologie informatiche, arriva con un avvertimento forte: non trafficate con l'ultimo lotto di immagini intime rubate, perché diffondereste pedopornografia.
È infatti in circolazione in Rete un nuovo, immenso lotto di immagini intime rubate. Si parla di circa 13 gigabyte, per un totale di circa centomila fotografie. Ma sono foto intime di minorenni, e come tali farle circolare (o scaricarle tramite circuiti peer-to-peer) comporta il rischio di essere accusati del reato di diffusione di pedopornografia.
Il furto sarebbe avvenuto, stando ai primi dati, tramite un'app Android, SnapSave (ora scomparsa), che è un client di SnapChat, un servizio che promette foto che si cancellano automaticamente e irrevocabilmente dal dispositivo del destinatario dopo che sono state viste; l'ideale, pensano molti, per foto intime da condividere in modo effimero. Secondo le dichiarazioni di alcuni dei distributori di questo nuovo lotto, denominato The Snappening, SnapSave conservava di nascosto una copia di tutte le foto “temporanee”. SnapSave nega tutto. Snapchat si è dichiarata estranea al furto. Intanto gli utenti di 4chan, che sono fra quelli che distribuiscono le immagini, stanno creando un database che associa le foto ai nomi degli utenti.
Chiunque creda alla promessa di foto che si autocancellano su un dispositivo altrui non è un nativo digitale: è un analfabeta che tocca icone senza capire cosa sta succedendo dentro il lucido giocattolo che ha in mano. Una volta che un dato finisce sul dispositivo di qualcun altro, non c'è nessun modo di garantire che venga realmente cancellato e che non possa essere recuperato: è un concetto fondamentale dell'informatica. Non solo ci sono app che salvano automaticamente le foto di SnapChat, come faceva appunto SnapSaved: basta fare uno screenshot della foto, o fotografare lo schermo del dispositivo ricevente mentre mostra la foto.
La colpa di questo analfabetismo, però, non sta solo negli utenti. Servizi come SnapChat andrebbero denunciati per quel che sono: truffe che promettono una cosa tecnicamente impossibile e alimentano l'illusione che esista davvero la possibilità di condividere qualcosa temporaneamente con i mezzi digitali.
Mi spiace, nativi digitali minorenni che componete la metà dell'utenza di Snapchat: l'informatica non funziona così, una cosa condivisa è condivisa per sempre, e gli adulti sono bastardi disposti a mentire spudoratamente pur di guadagnare sulla vostra pelle. E gli adulti che creano i social network sono ancora più bastardi. Mettete giù un attimo il telefonino, e invece di farvi un selfie, fate di questa vicenda una lezione di vita.
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