Interagire con un dispositivo toccandone lo schermo sembra un gesto così moderno: oggi tutto è touch e le tastiere reali sembrano fuori moda. Ma gli schermi tattili non sono affatto una novità recente.
Quello che vedete qui accanto è un touchscreen del 1965. Sì, avete letto giusto: si tratta di una tecnologia di cinquant'anni fa. Un ricercatore di nome E.A. Johnson del Royal Radar Establishment a Malvern, nel Regno Unito, pubblicò in quell'anno il primo articolo sull'uso di uno schermo tattile come sistema di immissione di dati per computer, basato su tecnologia capacitiva esattamente come quelli odierni. L'invenzione non rimase allo stadio concettuale, ma fu adottata per il controllo del traffico aereo nel Regno Unito, dove rimase in uso fino alla fine degli anni Novanta.
Il primo schermo touch di larga diffusione fu il terminale PLATO IV (1971) dell'Università dell'Illinois, seguito negli anni Ottanta dal computer HP-150 di quella che allora si chiamava Hewlett Packard e ora è nota semplicemente come HP. Bisogna aspettare il 1993 per trovare il primo telefono cellulare touch, il Simon Personal Communicator di IBM e Bellsouth: aveva già mail, agenda, rubrica, calcolatrice e app per disegnare. Ma ci voleva uno stilo: le dita non si potevano usare. Nello stesso anno arrivò il Newton di Apple. Il primo dispositivo touch di grande successo fu il Pilot della Palm Computing, nel 1996.
Certo, mancavano innovazioni come il multitouch o l'uso diretto delle dita, che sarebbero arrivate negli anni successivi (il primo iPhone è del 2007). Ma pensare che c'era chi già usava schermi tattili nel 1965 mette bene in evidenza che cinquant'anni fa la tecnologia non era poi così primitiva come pensano molti giovincelli nati con il tablet in mano.
Fonti: Ars Technica, NPR.org.
Nessun commento:
Posta un commento
Se vuoi commentare tramite Disqus (consigliato), vai alla versione per schermi grandi. I commenti immessi qui potrebbero non comparire su Disqus.