Ma soprattutto la Pawle, e con lei tutta la redazione della CNN, non si è resa conto che la bandiera mostrava sagome di giocattoli sessuali in una devastante parodia dei drappi dell'ISIS, come si vede bene in questa foto (vista dalla Pawle).
Anzi, la giornalista della CNN ha detto che è persino andata dalla polizia a segnalarla. Ha notato anche che i “simboli” non erano scritte in arabo e che “sembra che io sia l'unica persona che l'ha notata e nessuno sta facendo domande”. Certo, Lucy, fatti una domanda e datti una risposta: come mai sei l'unica che l'ha notata? Non è che per caso sei tu quella che ha preso un granchio e non tutti gli altri?
Non contenta della cretinata già commessa fin qui, la CNN ne ha fatto una “esclusiva” e ha chiamato addirittura l'analista di sicurezza Peter Bergen per chiedere un commento. Per fortuna Bergen ha notato che il Gay Pride è un evento un tantinello strano dove sventolare una bandiera dell'ISIS. Ma la conduttrice in studio, Suzanne Malveaux, ha rincarato comunque la dose d'isteria chiedendosi se la bandiera indicasse il luogo del prossimo attacco dell'ISIS. La CNN è stata letteralmente colta in fallo dagli internauti, accorsi prontamente in massa a spiegare lo scivolone.
Questo non è giornalismo: questo è terrorismo mediatico, perpetrato da giornalisti così disperatamente affamati di sensazionalismo da aver perso il senso dell'umorismo.
L'episodio è un esempio classico della Sindrome dell'Autostrada Contromano: l'incredibile, sconfinata capacità dell'essere umano di credere di essere l'unico ad avere ragione e che tutti gli altri abbiano torto, diventando cieco ai fatti che gli gridano il contrario, specialmente quando c'è di mezzo qualcosa che conferma i suoi pregiudizi. La Sindrome prende il nome dalla barzelletta classica dell'automobilista rincretinito che s'infila in autostrada contromano e si rivolge indignato ai propri passeggeri terrorizzati dicendo “Ma guarda quanti cretini che stanno andando contromano!”. È un comportamento classico dei complottisti d'ogni sorta. Fa pena vederlo usare dai giornalisti.
Fonti aggiuntive: Hollywood Reporter, Il Post.
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