La notizia che gruppi legati al terrorismo dello Stato Islamico comunicano usando l’app Telegram perché offre una crittografia dei messaggi migliore rispetto agli altri sistemi di messaggistica ha spinto i gestori di Telegram a intervenire annunciando di aver “bloccato 78 canali legati all’ISIS in 12 lingue”.
Ma gli utenti legittimi di Telegram, quelli che usano la sua crittografia per comunicare in modo riservato per tutelare la propria privacy, come è diritto di chiunque fare, hanno drizzato le orecchie: se Telegram cifra i messaggi così bene che neanche i suoi gestori li possono leggere (come dichiarato nelle sue FAQ), come fa a sapere quali messaggi bloccare?
La risposta è che in realtà non tutto il traffico di dati delle comunicazioni di Telegram è cifrato. Spiega infatti Telegram: “tutte le chat di Telegram e le chat di gruppo sono private fra i loro membri... Tuttavia i pacchetti di sticker, i canali e i bot su Telegram sono pubblicamente disponibili”. I canali di Telegram sono un modo per trasmettere uno stesso messaggio a un numero elevato di destinatari, mentre i bot sono degli account di gestione automatica dei messaggi e i pacchetti di sticker (sticker set) sono gruppi di icone disegnate in dettaglio, che mostrano un personaggio e rappresentano un’azione o un’emozione (degli emoji più raffinati, insomma). E poi ci sono i metadati: chi ha parlato con chi, le rubriche telefoniche degli utenti, e altro ancora.
L’intervento dei gestori di Telegram, quindi, si limita a questi aspetti del servizio: i messaggi all’interno dei gruppi privati su Telegram restano inaccessibili. L’unico modo per monitorare questi gruppi è infiltrarli e farne parte, segnalandoli all’apposito indirizzo abuse@telegram.org.
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