Non tutti i criminali informatici sono dei geni del male: spesso hanno successo semplicemente perché gli utenti e i servizi non prendono nemmeno le precauzioni più basilari. Ma anche i criminali a volte dimenticano le proprie precauzioni, come per esempio non lanciare attacchi che hanno effetto nel paese nel quale risiedono. Per esempio, il malware Mazar per dispositivi Android non si attiva se la vittima ha impostato come lingua il russo.
La ragione principale di questa tecnica è che è molto più facile, per gli inquirenti, rintracciare e arrestare chi commette reati localmente. Se gli attacchi informatici provengono da un altro paese, come capita di solito, i lavori d’indagine e soprattutto gli arresti diventano molto più onerosi da coordinare e le forze dell’ordine sono meno motivate a investire risorse su criminali che non fanno danni locali. Per questo molti reati informatici restano impuniti.
La lezione è stata imparata nel modo più duro di recente in Russia, dove sono state arrestate 50 persone nel corso di 86 perquisizioni in quindici territori russi: si tratterebbe della più grande retata contro il crimine informatico finanziario. La banda è sospettata di aver coordinato il furto di circa 25 milioni di dollari da banche e istituti finanziari russi, operando dal 2011 dapprima colpendo i correntisti usando un trojan denominato Lurk che rubava le credenziali di online banking e poi alzando il tiro con attacchi diretti ai sistemi informatici delle banche stesse.
La tecnica usata era basata sull'invio di mail false accuratamente confezionate che si spacciavano per messaggi della Banca Centrale Russa o dei suoi rappresentanti: chi apriva la mail finiva per infettarsi, aprendo la porta agli intrusi. Un classico, insomma: ma l'errore della banda è stato quello di toccare le banche nazionali, scatenando la reazione degli inquirenti.
Fonte: Sophos.
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