2016/09/09

iPhone 7, le cose realmente da sapere


Ultimo aggiornamento: 2016/09/11 17:20.

Gli articoli che forniscono tutte le specifiche tecniche del nuovo iPhone 7 e 7 Plus sono già tantissimi e non si fa fatica a trovarli, grazie alla solita campagna di promozione Apple offerta gratuitamente da tanti giornalisti, per cui non mi dilungo sulle novità di base: l’iPhone diventa resistente all’acqua e perde la presa per cuffie dedicata. Per il resto, è semplicemente un altro smartphone, mica la soluzione alla fame nel mondo.

La scomparsa della presa per cuffie standard, a mio avviso, è il punto da ponderare, a breve e a lungo termine. Con il nuovo iPhone occorre usare le apposite cuffie (fornite) che si collegano all’unico connettore rimanente del dispositivo, il Lightning, oppure adoperare un adattatore (fornito) per continuare a usare le cuffie dotate di jack standard. L’alternativa è usare cuffie Bluetooth oppure pagare circa 160 euro per le cuffie senza filo AirPod di Apple (non fornite insieme al telefonino e facilissime da perdere camminando o da lasciar ingerire a un bambino).

In altre parole, tutti i dispositivi che finora sfruttavano la presa per cuffie (selfie stick, terminali per carte di credito, accessori per disabili, dispositivi medici, microfoni per i tanti giornalisti che usano lo smartphone come unità di registrazione e montaggio tascabile per le interviste) non funzioneranno più o dovranno essere collegati all’adattatore, che è scomodo e ingombrante (per non parlare dell’estetica, cosa alla quale gli utenti iPhone di solito sono molto affezionati).

Cosa più significativa, il nuovo iPhone rende sempre più difficile estrarre audio dal dispositivo senza passare dai controversi filtri anticopia: l’eliminazione della presa per cuffie chiude sempre più strettamente il cosiddetto analog hole, la “falla analogica”, ossia la possibilità finora presente di poter aggirare sempre e comunque eventuali restrizioni arbitrarie all’uso esportando l’audio attraverso l’uscita analogica.

Un utente legittimo poteva copiare per sé un brano protetto da sistemi anticopia passando dalla presa per cuffie e ottenere una versione di buona qualità da usare su altri suoi dispositivi (esempio tipico: la canzone comprata legalmente ma lucchettata contro la copia e quindi impossibile da riprodurre sul lettore CD dell'auto senza acrobazie discutibili). Nel nuovo iPhone, invece, per ascoltare in cuffia la musica, la radio o qualunque altro contenuto audio occorre passare da dispositivi digitali, sui quali è facile imporre restrizioni, come già accaduto in passato. Questo è decisamente appetibile per chiunque voglia esercitare controllo sui contenuti: case discografiche, case cinematografiche (difficile guardare un film se l’audio non c’è, come fa Cinavia), governi.

Se credete che sia impensabile che vengano messi in commercio dispositivi che si rifiutano di riprodurre un suono scelto arbitrariamente da un’autorità (che so, parole chiave come echelon o falun gong), arrivate tardi: il sistema Cinavia funziona già così ed è nel mio lettore Blu-ray di casa.

La Electronic Frontier Foundation spiega bene le implicazioni a lungo termine della scelta di Apple. Nel leggerle, ricordate la storiella della rana messa nella pentola d’acqua tiepida sopra un fornello acceso. Se l’acqua si scalda lentamente, la rana si abitua man mano alla temperatura che sale, e quando si rende conto che la stanno cucinando è già bollita. Le rane siamo noi.

...Quando infili un cavo audio in uno smartphone, funziona e basta. Non importa se le cuffie sono state fabbricate dalla stessa marca che ha fabbricato il telefono. Non importa neanche cosa intendi fare con il segnale audio: funziona comunque, sia che il cavo vada ad un altoparlante, sia che vada a un mixer o a un registratore.

Il connettore Lightning funziona diversamente. I fabbricanti devono applicare e pagare un compenso di licenza per creare un dispositivo compatibile con Lightning... se è impossibile connettere a un iPhone un altoparlante o un altro dispositivo audio senza che lo governi il software di Apple, allora le grandi aziende dei media possono fare pressioni su Apple perché limiti i modi in cui i clienti di Apple possono usare i loro contenuti. Dato che la legge statunitense protegge le tecnologie di gestione dei diritti digitali (DRM), può essere illegale eludere le eventuali restrizioni anche se lo si fa per ragioni perfettamente legali. Non manca di certo il precedente: queste aziende spinsero Apple a includere il DRM in iTunes.

...I produttori televisivi e cinematografici hanno insistito che devono avere il potere di decidere quali dispositivi possono ricevere segnali video. Possiamo credere che l’industria dei contenuti lascerà stare i segnali audio se le uscite diventano totalmente digitali?

...Va riconosciuto ad Apple che è stata chiara nel dire che non userà la nuova concezione per imporre restrizioni. Ma sta proprio qui il problema: non dovremmo essere costretti a dipendere dal permesso di un fabbricante per usare i suoi apparecchi nel modo che desideriamo (o per fabbricare periferiche o accessori per quegli apparecchi). Quello che possiamo fare con i nostri dispositivi dovrebbe dipendere dai limiti della tecnologia stessa, non dalle decisioni di politica dei loro fabbricanti.

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