Da una parte la tecnica manuale portata alla sua massima espressione, dall’altra l’arte digitale di creare ambienti impossibili: vi propogo due video che mostrano quanto incredibile lavoro umano c’è dietro ogni effetto speciale cinematografico che passa sullo schermo per pochi istanti per creare l’illusione e calarci nella storia.
Cominciamo con Roger Rabbit, che ha abbinato animazione tradizionale con riprese cinematografiche dal vivo in modo tuttora insuperato (e lo ha fatto manualmente): notate quanti trucchi sono stati usati dagli animatori per correggere gli errori degli attori (quando Bob Hoskins guarda troppo in alto, Roger Rabbit si mette in punta di piedi in modo che Hoskins lo guardi negli occhi) e quanti dispositivi meccanici sono stati realizzati per integrare gli effetti fisici con l’animazione, costruendo macchine per una singola scena di pochi secondi. E notate il capolavoro di dettaglio, quando la lampada oscilla e le ombre su Roger Rabbit cambiano continuamente per seguire le oscillazioni e addirittura, per una frazione di secondo, l’orecchio di Roger passa davanti alla lampada e diventa semitrasparente. L’avevate mai notato? Il confronto con altri film a tecnica mista è impietoso.
Passiamo al presente con un allerta SPOILER: se non avete ancora visto l’ottima, inquietante miniserie The Man in the High Castle, ambientata negli anni Sessanta di un universo alternativo nel quale la Germania nazista e il Giappone hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale a colpi di bombe atomiche e il nazismo in America è diventata una normalità che definisce la vita quotidiana, il video che segue contiene molte anticipazioni della seconda stagione.
Ora che vi ho avvisato, ecco il video: notate quanto dettaglio viene creato (dagli artisti, non dal computer) per rendere credibili le scenografie generate digitalmente e ispirate ai veri progetti nazisti per la Berlino del Reich vincitore. Gli aerei di linea supersonici nazisti sono magnifici nel loro stile leggermente retrò, e se siete appassionati d’aviazione noterete che l’aeroporto include anche un De Havilland Comet. Un dettaglio che non era necessario, ma che è un sintomo della passione e della cura che gli artisti immettono in queste creazioni. Trovate dettagli sulla ricerca storica di TMITHC in questo articolo di Gizmodo.
Non dite mai “l’ha fatto il computer”: dietro ogni effetto digitale c’è sempre un essere umano, e spesso più di uno.
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