Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2017/03/17
Il vibratore "smart" che ti spia: We-Vibe condannata a risarcire
We-Vibe è un dispositivo “smart” un po’ particolare: è un vibratore, che si collega via Bluetooth a un telefonino ed è comandabile anche da remoto tramite un’app. Ma quando viene utilizzato, i dati di utilizzo, come la sua temperatura e l’intensità della sua vibrazione, vengono trasmessi segretamente e senza alcuna anonimizzazione (anzi, insieme all’indirizzo di mail dell’utilizzatore) all’azienda produttrice, la canadese Standard Innovation, che così può conoscere con precisione le abitudini intime dei propri clienti.
Questa spettacolare invasione della privacy è emersa grazie agli esperti del raduno informatico Def Con, a Las Vegas, che l’anno scorso hanno rivelato anche che il vibratore era comandabile a distanza da chiunque, notando che prenderne il controllo senza autorizzazione potrebbe configurare il reato di molestia sessuale. È partita un’azione legale, e ora la Standard Innovation ha accettato di risarcire ciascuno dei propri clienti fino a 10.000 dollari (canadesi) ciascuno, per un importo totale di circa 4 milioni.
Se vi serviva una dimostrazione memorabile del fatto che le aziende della cosiddetta Internet delle cose non hanno ancora capito che non devono ficcare il naso nella vita dei propri clienti e devono pensare meno disinvoltamente a come proteggere i dati intimi di chi usa i prodotti interconnessi, quella del vibratore pettegolo probabilmente è quello che stavate cercando.
Fonti: Vocativ, Sex Ed Technologies, The Guardian.
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