Fonte: StenozZz. |
Molti lettori mi hanno scritto perplessi all'idea che il missile nordcoreano lanciato sopra il Giappone poche ore fa possa aver raggiunto i 550 km di quota, secondo quanto riportato da molte fonti giornalistiche italiane. C'è anche chi ha sospettato un errore di conversione o un semplice refuso.
In realtà il dato di 550 km è pubblicato anche dai media di altri paesi, compresa per esempio la BBC, che lo cita descrivendolo come un dato derivato da un'analisi iniziale e nota che questa quota sarebbe inferiore a quella raggiunta da altri lanci nordcoreani ("lower than most previous North Korean tests"). Il lancio nordcoreano del 14 maggio ha raggiunto la quota di 2000 km, secondo dati riportati dalla ABC.
Queste quote sono superiori a quelle della Stazione Spaziale Internazionale (che orbita a circa 400 km), per cui ad alcuni lettori è venuto un altro dubbio: la Corea del Nord potrebbe abbattere la Stazione? Lasciando da parte la follia planetaria di un gesto del genere, bisogna considerare che raggiungere una quota da qualche parte, in un punto a caso, è un conto; raggiungere quella quota in un punto preciso e anche in un istante preciso è tutt'altra cosa. La Stazione si sposta a circa 7,7 km al secondo: senza un sistema di puntamento e di guida eccezionalmente preciso, colpirla con un razzo lanciato da terra è praticamente impossibile. Tutti siamo capaci di lanciare lontano un sasso più o meno in una certa direzione; lanciarlo lontano e centrare esattamente un altro sasso in volo è un tantinello più difficile. I missili antisatellite esistono da tempo (per esempio l'ASM-135 o l’Aegis statunitense o i sistemi analoghi cinesi e russi, per esempio, riassunti qui su GlobalSecurity), ma la sofisticatissima tecnologia di tracciamento, guida e navigazione necessaria per queste intercettazioni non sembra essere alla portata della Corea del Nord.
In teoria il missile potrebbe trasportare una testata esplosiva convenzionale o nucleare e detonare lungo il percorso della Stazione, ma le onde d'urto si propagano poco nel vuoto: sarebbe quindi necessaria un'estrema precisione nel tempo e nello spazio. In alternativa, il missile potrebbe usare una testata a frammentazione, generando una nube di detriti che potrebbero danneggiare seriamente la Stazione se la colpissero, ma lo spazio è grande e le probabilità d'impatto resterebbero modeste e temporanee (un solo passaggio della ISS) perché i detriti non resterebbero in orbita ma ricadrebbero non avendo velocità orbitale. Come nota pgc nei commenti, la nube radioattiva e/o l’impulso elettromagnetico di un’esplosione nucleare nelle vicinanze della ISS potrebbero effettivamente causare problemi significativi.
Per contro, un gesto del genere (un attacco a un avamposto russo, americano ed europeo, fatto oltretutto con un’arma nucleare) probabilmente comporterebbe la rapida morte politica, per non dire militare, del regime della Corea del Nord, per cui non credo che Paolo Nespoli e gli altri astronauti e cosmonauti della Stazione Spaziale Internazionale stiano perdendo il sonno temendo di essere bersagli di questi onanismi politici nordcoreani.
Fra l’altro, Ars Technica ha un’analisi interessante delle ragioni per le quali i sistemi antimissile statunitensi situati nelle vicinanze del Giappone non sono intervenuti.
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