Credit: Twitter/@stilgherrian. La foto dell’aggressore è puramente simbolica. |
Stando a quanto pubblicato dal Sydney Morning Herald, l’azienda, di cui non viene fatto il nome ma è descritta come una società del settore aerospaziale con una cinquantina di dipendenti, si è fatta sottrarre circa 30 gigabyte di dati tecnici delicatissimi e dettagliati riguardanti i costosissimi nuovi caccia F-35, gli aerei di sorveglianza P-8 Poseidon, varie navi militari e munizioni di precisione.
Fra i tanti dati sottratti dagli sconosciuti incursori c’è, secondo le testimonianze raccolte, persino uno schema delle nuove navi della marina australiana così dettagliato da mostrare la disposizione delle postazioni in plancia.
L’azienda aveva una sola persona responsabile per la sicurezza informatica, non c’erano le normali misure di protezione (niente DMZ), non venivano installati gli aggiornamenti di sicurezza e la password di amministratore su tutti i server era la stessa. I servizi dell’azienda affacciati a Internet avevano ancora le password predefinite, ossia admin:admin e guest:guest. Gli intrusi sono entrati sfruttando una falla per la quale l’aggiornamento correttivo era disponibile da dodici mesi e sono rimasti nei sistemi informatici per tre mesi, saccheggiandoli, fino a quando le autorità australiane sono state allertate e sono intervenute.
Nonostante queste lacune evidenti, l’azienda era stata comunque certificata per trattare documenti governativi riservati a livello ITAR. Se vi siete mai chiesti come fanno le spie a rubare informazioni nel mondo reale, ora lo sapete: non servono tecniche da Mission: Impossible. Siamo in buone mani.
Fonti aggiuntive: ZDnet, Tripwire, ABC.
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