Purtroppo questo sistema automatico ha, come dire, qualche problema di eccesso di zelo. Ne sa qualcosa il professor Sebastian Tomczak, tecnologo musicale, che è stato accusato da Youtube di aver violato il copyright ben cinque volte nella colonna sonora di un singolo video.
My ten hour white noise video now has five copyright claims! :) pic.twitter.com/dX9PCM1qGx— Sebastian Tomczak (@littlescale) 4 gennaio 2018
Il bello è che il video contestato è semplicemente un fruscio, quello che in gergo tecnico si chiama rumore bianco, simile a quello che facevano una volta i televisori quando non erano sintonizzati su un canale; un video che Tomczak ha pubblicato per un esperimento scientifico.
Non è finita: i presunti autori che rivendicano diritti non hanno chiesto di rimuovere il video di Tomczak, ma ne hanno chiesto la rimonetizzazione, ossia hanno ottenuto da Youtube che i guadagni sulle visualizzazioni finissero nelle loro tasche invece che in quelle del creatore del video. Anche se può sembrare strano che ci sia un mercato per quelli che in sostanza sono video di fruscio, esistono su Youtube milioni di video di questo genere, alcuni dei quali hanno milioni di visualizzazioni. Tomczak dice che c’è chi li usa per esempio per addormentarsi meglio o per distrarsi da un rumore fastidioso.
Naturalmente Youtube offre una procedura di opposizione, ma è piuttosto tediosa, specialmente se occorre farla ripetutamente, e comporta che un video possa restare in sospeso fino a un mese. Cosa più importante, a differenza del rilevamento delle presunte violazioni, che è automatico, l’opposizione va effettuata a mano ogni volta. Questo squilibrio è così marcato che è nata una vera e propria industria delle contestazioni di copyright fasulle su Youtube, che monetizzano il lavoro altrui.
Insomma, se voi (o magari i vostri figli) siete Youtuber assidui e quindi pubblicate molti video, l’unico modo per evitare queste scocciature al limite della vessazione è fare molta attenzione a non includere nei vostri video qualcosa che possa portare a una contestazione: per esempio canzoni o spezzoni di programmi televisivi provenienti da una TV accesa nel luogo in cui avete girato il video, anche se il televisore non è inquadrato. Se vi capita di includerli, cercate di fare in modo che siano spezzoni molto brevi, di un decina di secondi o poco più, perché sembra essere questa la soglia di durata oltre la quale il sistema ContentID entra in azione e fa partire la contestazione automatica.
Naturalmente c’è sempre l’alternativa drastica, che è quella di pubblicare video su altri siti, come Vimeo o Dailymotion, che non usano automatismi antipirateria così imprecisi e manipolabili come quello di Youtube. Ma questo significherebbe abbandonare uno dei siti di video più frequentati del mondo e dire addio ai sogni di fama che albergano in ogni Youtuber. Buona fortuna.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 9 gennaio 2018. Fonti: Gizmodo, Torrentfreak.
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