Ricordate che mi ero offerto di fare un’analisi critica di American Moon, il video lunacomplottista di Massimo Mazzucco, in cambio di donazioni fatte a Medici Senza Frontiere?
Beh, la prima donazione è stata fatta: cento euro sono stati inviati a Medici Senza Frontiere. Con il donatore, Andrea D*, ho concordato che in cambio avrei analizzato il trailer del video.
Per non regalare ranking in Google a questo nuovo, tedioso, interminabile parto complottista non incorporo o linko qui sotto il trailer, ma se ci tenete lo trovate qui:
https://www.ma-anche-no.com/watch?v=O6R-iS4iZtw
Ovviamente sostituite youtube a ma-anche-no.
Vado per ora in ordine sparso, man mano che noto le perle migliori. Perle tipo questa: Mazzucco sottopone le foto delle missioni lunari a dei fotografi professionisti, per farne valutare l’autenticità. Lasciamo stare il fatto che nessuno dei fotografi interpellati ha esperienza di foto nello spazio, non avendone mai fatte, quindi non sa nulla delle condizioni di luce nel vuoto e sulla superficie lunare.
Guardate la foto che viene sottoposta al fotografo Aldo Fallai:
È questa:
Non la troverete nei rullini della NASA, perché è un fotomontaggio: è una composizione creata da Ed Hengeveld nel 2008 cucendo insieme varie foto originali, probabilmente correggendone digitalmente i livelli e aggiungendo un sole finto nella posizione sbagliata, come spiego qui da anni.
In altre parole, Mazzucco tenta di dimostrare che le foto sono false usando una foto falsa.
Ed è una foto falsa molto ingannevole, perché mette insieme scatti fatti in condizioni di luce molto differenti: alcuni con regolazione da pieno sole e altri con regolazione per l’ombra. Questo falsa completamente la percezione della luminosità relativa delle zone in ombra.
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Poi c'è quest'altra perla. Mazzucco presenta questo pallino luminoso come se fosse qualcosa di misterioso:
No, non è la prova che c’erano fili che reggevano gli astronauti: è semplicemente il riflesso del sole sull'antenna radio, che a differenza di quello che immaginano gli inesperti non era la solita antennina a stilo ma era una lamina piatta. Piccole cose che si scoprono leggendo la documentazione tecnica invece di farsi voli mentali. Quando è girata con l’angolazione giusta, l’antenna riflette il sole e satura il sensore della telecamera. Un fenomeno straconosciuto.
C’è anche un altro bagliore, che compare più in alto, ma senza sapere a quale momento di quale missione si riferisce lo spezzone non si può dire con certezza quale sia la sua causa. Per chi suggerisce che sia prodotto da un cavo che reggerebbe l’astronauta propongo una riflessione: se fosse davvero una ripresa falsificata, perché la NASA sarebbe così idiota da lasciare una traccia così evidente della falsificazione? Sperando forse che non se ne accorga nessuno? In una (presunta) messinscena dalla quale dipende il prestigio degli Stati Uniti?
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Qui invece Mazzucco trova misteriosa l’assenza di un getto al decollo dalla Luna:
Ma se si fosse preso la briga di studiare, saprebbe che nel vuoto i razzi non producono fiammate persistenti e ampie. Quelli che usano il particolare propellente del modulo lunare non producono fiammate neanche nell’atmosfera terrestre: fanno un getto compatto e incolore, quasi trasparente. Succedeva anche con lo Shuttle e con i razzi Titan. Ne parlo in dettaglio nel mio libro Luna? nel Capitolo 6 qui: anche questo è un classico del repertorio lunacomplottista.
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Ecco un altro tormentone dei complottisti:
Mazzucco a quanto pare trova incomprensibili questi giunti aperti. Anche qui, se si fosse preso un po' di tempo per informarsi, saprebbe che quella non è la struttura portante del veicolo, ma è la sua coperta termica, che era fatta in pannelli separati, uniti in modo lasco, proprio per sopportare le dilatazioni e contrazioni. È lo stesso sistema usato oggi dalle capsule russe Soyuz. Sotto la coperta termica c’era la struttura in titanio vera e propria. Ne parlo nel Capitolo 7 qui.
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Oliviero Toscani, guardando una foto di Apollo 11, dichiara che “È chiaro che ci sono dei riflessi del metallo, che vuol dire che c’era una sorgente di luce dalla parte di chi fotografa”. Certo che c’era: la sorgente di luce era il fotografo, Neil Armstrong, che indossava una tuta bianca altamente riflettente e sta al sole. Praticamente è un pannello riflettente alto due metri. E in più c’è la luce che arriva dalla superficie lunare tutt’intorno. Nvidia ne ha anche fatto una bella demo (da 4:30 circa).
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Aldo Fallai, guardando una foto falsa (è un fotomontaggio, come dicevo prima), dice che “La luce viene da dietro il modulo, no? L’astronauta o presunto tale è al buio totale e è illuminato, perché?” Anche questo è un classico, spiegato nel mio libro qui: perché sta a circa quattro metri sopra la superficie lunare e quindi è illuminato dalla luce riflessa da tutta la superficie lunare che gli sta intorno. La fotocamera è regolata per le foto in ombra, ma siccome a Fallai viene mostrata una foto falsa, composta aggiungendo parti scattate con la fotocamera regolata su piena luce, non si accorge della situazione.
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Ci sono molte altre baggianate, ma per ora mi fermo qui: già così è un bell’inizio, e questo è solo il trailer. Vado avanti non appena smetto di ridere. O di sbadigliare, perché queste tesi sono tutte vecchie, stantie e già sbufalate da decenni. Dai, Mazzucco, almeno un po’ di originalità, altrimenti questo video a furia di bufale diventa un American Moo.
Intanto ringrazio Andrea D* per la sua donazione a MSF. Dai che da questa collana di perle vecchie viene fuori qualcosa di buono.
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