Fonte: Sky TG24 / Archive.is. |
Quasi tutte le testate che hanno pubblicato la notizia errata hanno citato la fonte, che è un servizio della BBC, quindi con un alto livello di credibilità. La citazione ha comprensibilmente dato ai lettori e agli spettatori l’impressione che non ci potesse essere alcun dubbio di autenticità.
Ma andando a recuperare questa fonte emerge che il testo originale della notizia non parla affatto di “operatori dell’ONU”, ma di “uomini del posto che consegnavano gli aiuti per conto delle Nazioni Unite e di organizzazioni di beneficenza internazionali in Siria”. La BBC precisa che sono stati proprio gli operatori dell’ONU a denunciare questi abusi. Questi “uomini del posto” hanno il controllo politico delle aree bisognose di questi aiuti e il personale dell’ONU deve per forza passare tramite loro.
Fonte: BBC. |
C'è una grande differenza fra accusare di abusi contro le donne il personale dell’ONU e le persone del posto, ma questa differenza si è persa nella traduzione dall’inglese da parte di chi ha riportato la notizia in italiano. In altre parole, la notizia falsa è nata per un errore di chi l’ha tradotta.
Ma come è possibile che tutte le testate giornalistiche in italiano abbiano commesso lo stesso errore? In teoria ognuna dovrebbe attingere alla fonte originale, tradursela e poi scrivere il proprio articolo o servizio, ma la realtà della produzione giornalistica è molto differente dalla teoria.
In moltissime redazioni si pratica infatti il cosiddetto “giornalismo copiaincolla”: non si va alla fonte originale, ma si copia e si incolla il testo di qualche agenzia di stampa (o, in alcuni casi, di qualche testata concorrente), gli si aggiunge qualche aggettivo e qualche considerazione generale, e il lavoro è fatto. I moderni mezzi informatici rendono questo copia-e-incolla estremamente semplice e conveniente, e la tentazione di usarli senza fare i controlli che invece sarebbero necessari è sempre molto forte per via della fretta e della pressione di pubblicare.
Il risultato è che se un giornalista o un’agenzia di stampa sbaglia e tutti copiano da lì, l’errore si propaga. I lettori, poi, vedono la stessa notizia ripetuta da varie fonti apparentemente indipendenti e quindi credono che sia autentica e verificata, anche se in realtà non è vera o è gravemente travisata, come nel caso della notizia sugli abusi contro le donne in Siria.
Conoscere questi meccanismi di produzione delle notizie è utile per non incappare in fake news come questa; conoscere le altre lingue, in particolare l’inglese, per poter andare alla fonte originale di una notizia è un antidoto prezioso a questo genere di errore a catena, sia come lettori, sia come giornalisti. In un mondo perfetto questo controllo da parte dei lettori non dovrebbe essere necessario, ma i fatti dimostrano, purtroppo, che anche il giornalismo contribuisce alle fake news e quindi occorre difendersi.
Questo articolo è basato sul testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu dell’1 marzo 2018.
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