Poco fa ho visto questo tweet di Massimo Mantellini che cita inquietato un articolo di Marcello Foa e mi sono incuriosito su quale fosse la “cosa pericolosa”:
Cercavo di essere laico e di applicare il beneficio del dubbio ma devo ammettere che il numero di cose pericolose che Marcello Foa ha sparso in rete in questi anni è davvero considerevole. Questa, dolorosa, su Charlie Hebdo, è solo l’ultima che ho letto. https://t.co/s5NlefmWSl— massimo mantellini (@mante) July 29, 2018
L’articolo di Foa citato e linkato da Mantellini si intitola Charlie Hebdo, uno dei killer era quasi cieco. E non è uno scherzo. Lo trovate qui in originale (link alterato intenzionalmente) e qui come copia d’archivio.
Nel suo articolo, Foa cita un articolo del settimanale francese L’Obs dedicato all’attentato terroristico a Charlie Hebdo e ne riporta un estratto, dal quale parte per suggerire che ci sia qualcosa che non quadra nella ricostruzione dei fatti.
Foa riporta infatti che secondo L’Obs uno degli attentatori, Said Kouachi, aveva “una malattia degli occhi“ che “gli impedisce di superare l’esame di guida: senza occhiali, non vede niente a meno di un metro.”
Dice Foa: “L’uomo mascherato che abbiamo visto sparare all’impazzata nelle vie attorno a Charlie Hebdo, urlando “Siamo di Al Qaida e veniamo dallo Yemen”, che ha giustiziato il poliziotto a terra o comunque si è mosso con estrema agilità a supporto del fratello, il terrorista che con straordinaria precisione e freddezza ha ammazzato una dozzina di persone nella redazione, era un uomo sedentario, straordinariamente impacciato, diciamola tutta, un imbranato, e soprattutto era quasi orbo, al punto che le autorità francesi gli negarono la patente anche con l’ausilio degli occhiali. Non vedeva una mazza, ma ha dimostrato di essere un cecchino infallibile. Com’è possibile?”
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Ho cominciato con un po’ di verifica e reperimento dei fatti di base.
Foa cita il titolo di copertina dell’edizione del settimanale, traducendolo come “Rivelazioni, come hanno preparato gli attentati”, ma non cita l’originale. Ho provato a ritradurre in francese questo titolo e ho trovato online l’edizione in questione: è quella del 26 febbraio 2015. Il titolo di copertina originale è "Révélations: Comment ils ont préparé les attentats".
Ho trovato inoltre un articolo di Butac che si era occupato della vicenda, notando correttamente che è strano che un dettaglio così importante e apparentemente contraddittorio non sia stato riportato da nessun’altra fonte giornalistica. Ma Butac era poi arrivato a un punto morto per l’impossibilità di reperire l’originale e quindi verificare la correttezza e il contesto della citazione e della traduzione di Foa.
Butac ha notato che “Foa ci riporta le parole che dice di aver trovato su l’Obs, tristemente senza link e testo originale diventa difficile per noi andare a vedere cosa abbiano scritto realmente, dove l’abbiano fatto e chi l’abbia fatto”.
In effetti una citazione del testo originale o una foto del brano citato non sarebbe costata nulla, ma Foa non l’ha fornita.
Un commentatore di Butac ha poi trovato una possibile fonte (oggi scomparsa, ma recuperabile su Archive.org). Tuttavia si tratta di un blog de L’Obs, non di un articolo della rivista, e questi blog sono “spazi concessi da L'OBS come i blog antivaccinisti sul fatto Quotidiano e quelli pro hamer e medicina germanica sul Giornale”, ha notato Butac, per cui non si tratta di una fonte giornalistica vera e propria.
Però questo blog scomparso, recuperato tramite Archive.org, mi ha fornito finalmente la citazione testuale originale che manca nell’articolo di Foa. Il Web è fatto apposta per linkare e incorporare contenuti; sarebbe buona cosa approfittarne.
Ecco uno screenshot del blog non più esistente:
Da questo blog estraggo la frase originale francese attribuita ai giornalisti de L’Obs: “Une maladie des yeux l'empêche de passer son permis de conduire : sans lunettes, à moins d'un mètre, il ne voit rien !”.
Questa frase, immessa tra virgolette in Google, mi ha portato finalmente a una copia digitale dell’articolo originale, dal quale finalmente è emersa la frase originale citata solo in traduzione da Foa:
A Reims, les journées s’étirent en longueur pour Saïd Kouachi. Le frère aîné de Chérif, 34 ans, ne travaille pas. Ne bricole pas. "Il ne sait pas visser une vis", témoigne un de ses beaux-frères, qui ne se souvient pas d’avoir eu une seule fois une vraie discussion avec lui. D’ailleurs, on ne lui connaît pas d’ami. Le futur tueur de "Charlie Hebdo" se déplace peu. Une maladie des yeux l’empêche de passer son permis de conduire : sans lunettes, à moins d’un mètre, il ne voit rien ! La journée, il prie, va à la mosquée, s’occupe de son fils et de sa femme, handicapée.
Un po’ di ricerca approfondita nei bassifondi della Rete mi ha permesso di recuperare una scansione della pagina in questione de L’Obs: il brano in questione è in basso a sinistra.
Fin qui i fatti.
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Per quel che mi consente il mio francese arrugginito, la traduzione di Foa in sé mi pare abbastanza corretta (francofoni che mi leggete, ditemi se c'è qualcosa che non va e che non ho notato).
Ma bisogna tenere presente che “non vede niente a meno di un metro” (se è questa la traduzione giusta) non è lo stesso che “quasi cieco” e non ci dice nulla sulle capacità visive dell'attentatore a distanze maggiori: visto che comunque porta gli occhiali e si occupa dei figli e della moglie disabile, proprio cieco non è. Dall’articolo de L’Obs sappiamo solo che non ha una vista sufficiente per guidare. Non sappiamo nulla sulla sua vista a oltre un metro, ossia alle distanze alle quali presumibilmente si guarda durante un attentato. Serve davvero una vista perfetta per sparare a una persona da un paio di metri di distanza con un’arma a ripetizione?
Questo spiegherebbe il fatto che nessun altro giornale ha riportato questo fatto o sollevato perplessità: non era un dettaglio rilevante.
Le asserzioni “uomo sedentario, straordinariamente impacciato, diciamola tutta, un imbranato [...] quasi orbo [...] [N]on vedeva una mazza” sono però esagerazioni e distorsioni infondate, create da Foa. Insieme al titolo che afferma che l’attentatore sarebbe stato “quasi cieco” e alla sua descrizione ingannevole come “cecchino infallibile”, creano sospetto dove non c’è in realtà motivo ragionevole di averne.
Purtroppo Marcello Foa ha lanciato la sassata, ha sollevato il dubbio, ma in questo caso non ha svolto quello che a mio avviso è il vero compito del giornalista: non limitarsi a insinuare dubbi che lascia irrisolti, ma investigare fino a chiarirseli.
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