Per evitare di essere coinvolti in un grande kaboom, l’intera capsula contenente gli astronauti ha una sorta di gigantesco “seggiolino eiettabile”: sopra di essa è montato un razzo ad altissima accelerazione, che in caso di emergenza solleva capsula e astronauti, li allontana molto rapidamente dal vettore e li porta in quota. La capsula apre poi il paracadute di rientro e atterra a qualche chilometro di distanza dalla rampa di lancio.
Tutto questo, perlomeno, in teoria. Ma una volta, il 26 settembre 1983, dalla teoria si passò alla pratica. Come racconta Astronautix, la missione Soyuz T-10-1, che doveva portare due cosmonauti (Strekalov e Titov) alla stazione spaziale Salyut-7, subì il primo pad abort di un equipaggio nella storia dell’astronautica.
Circa un minuto prima del decollo previsto, alla base del vettore Soyuz, molto simile a quelli usati ancora oggi, si sviluppò un violento incendio. Strekalov, avendo già fatto un volo spaziale, si accorse dai rumori che c’era qualcosa di anomalo e disse a Titov di stringere ancora di più le cinture mentre lui faceva altrettanto, per prepararsi allo shock dell’azionamento del sistema di espulsione. Pochi istanti dopo il razzo d’emergenza si attivò, scaraventandoli lontano con un’accelerazione di circa 20 g.
I due cosmonauti si salvarono, mentre il razzo bruciava per poi esplodere sotto di loro. Qui sotto trovate un filmato della loro disavventura.
26 September 1983. Soyuz T-10-1 (Soyuz T-10a) mission to the Salyut 7 space station, was destroyed on the launch pad by fire. The launch escape system of the Soyuz spacecraft fired two seconds before the vehicle exploded, saving the crew. pic.twitter.com/A7m16bxXMg— Ron Eisele (@ron_eisele) September 26, 2018
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