Chi soffre di apnea ostruttiva nel sonno dipende da speciali macchine, denominate CPAP (Continuous Positive Airway Pressure), che vanno regolate con precisione per non causare danni.
Secondo quanto riferisce Motherboard, una delle aziende che fabbrica queste macchine e le vende in tutto il mondo si chiama Resmed. L’azienda cifra i dati generati dalle proprie macchine e si aspetta che i pazienti portino questi dati a mano ai propri medici su schedine di memoria SD e che i medici leggano questi dati per calibrare le macchine usando un programma speciale, ResScan, che i pazienti non possono acquistare: un procedimento assurdamente lento e complicato, che anche i medici hanno pochissimo tempo di eseguire.
Ma Mark Watkins, uno sviluppatore australiano affetto da quest’apnea, ha scritto un software, Sleepyhead, che decodifica i dati cifrati e permette ai pazienti di fornirli ai propri medici oppure di interpretarli ed effettuare piccole regolazioni degli apparecchi senza doversi sottoporre a queste trafile.
Piccolo problema: distribuire Sleepyhead è probabilmente illegale in molti paesi, perché le macchine di CPAP della Resmed usano una cifratura anticopia (DRM, Digital Rights Management) per proteggere l’accesso al proprio funzionamento, come tanti altri dispositivi per uso medico, e disseminare strumenti che scavalchino queste protezioni è spesso una violazione delle leggi sulla pirateria informatica. Usare questi strumenti è legale, ma diffonderli non lo è. Un amico che ne fornisce una copia a un malato commette un reato.
Ovviamente questo fai-da-te è rischioso anche dal punto di vista medico oltre che da quello legale, ma per molti pazienti l’alternativa è aspettare mesi per una regolazione professionale che consenta loro di dormire adeguatamente, e quest’attesa può essere devastante per la salute, per i rapporti sociali e per il lavoro.
Non è l’unico caso di hacking da parte di utenti per riprendere il controllo dei propri dispositivi, perché usare il copyright e i meccanismi anticopia per controllare l’uso delle macchine o degli elettrodomestici acquistati dagli utenti è una prassi diffusissima. Ci sono agricoltori che lo fanno per poter riparare i propri trattori della John Deere. Esistono persino macchine per il caffé della Keurig che usano la legge e i sistemi antipirateria per vietare agli utenti di adoperare cialde di altri produttori. Se non siamo padroni dei nostri dispositivi, non siamo utenti: siamo schiavi digitali.
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