Praticamente tutti conoscono il significato di ban, con il suo verbo derivato bannare: vuol dire essere estromessi da un forum, da una rete di gioco o da un social network.
Ma il termine shadowban è un po’ meno conosciuto: è una forma di ban nella quale l’utente non viene bandito formalmente da un sito, avvisandolo di questo fatto, ma quello che scrive viene reso silenziosamente invisibile agli altri utenti.
Il risultato è che un utente può essere colpito da uno shadowban senza rendersene conto, perlomeno finché qualcuno non gli chiede che fine ha fatto o come mai non pubblica più nulla.
I complottisti spesso lamentano di essere colpiti da uno shadowban, ossia di essere volutamente nascosti e oscurati dai “poteri forti”, per cui lo shadowban è spesso ritenuto un parto della fantasia di un paranoico, ma in alcuni casi il fenomeno è reale.
Se volete saperne di più, l’apposita pagina di Wikipedia in italiano è un buon punto di partenza.
Molti social network, come Instagram o Twitter, sono stati accusati di praticare lo shadowbanning; Twitter ha negato pubblicamente di adottarlo e ha dichiarato che si tratta di interpretazioni errate, da parte degli utenti, di alcune sue regole interne di moderazione e filtraggio di comportamenti non accettabili.
Se volete provare se il vostro account Twitter è stato shadowbannato (perdonatemi l’orrido neologismo), usate Shadowban.eu: basta immettervi il nome del vostro account Twitter e attendere qualche secondo intanto che Shadowban.eu effettua una serie di test. Cliccando sui risultati di ciascun test si ottiene una breve spiegazione.
Se scoprite di essere shadowbannati, lamentarsi è inutile: è più costruttivo capire quali sono stati i comportamenti che hanno portato a questa situazione ed evitarli in futuro. Non è giusto, secondo molti, ma è così.
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