Ogni tanto qualche lettore si sorprende per la mia moderazione ferrea dei commenti. Non appena qualcuno accenna a voler attaccare briga e non rispettare le regole della conversazione civile, lo blocco.
Può sembrare un atteggiamento troppo severo. Ma ormai faccio questo mestiere da oltre vent’anni, e un certo fiuto per i provocatori e gli astiosi ormai m’è venuto. Vorrei mostrarvi un esempio concreto delle cose che mi tocca moderare, anche per rispondere a quelli che pensano “ma se ci fosse l’obbligo di identificarsi la gente non si insulterebbe sui social”.
Due giorni fa è arrivato su questo blog tale Cristiano Marzorati a commentare un vecchio articolo datato 2015. Perché commentare un articolo di cinque anni fa? Non lo so. Questo è lo scambio di commenti fra me e lui. Mi scuso se non lo trascrivo, ma ho poco tempo da dedicare a queste cose.
L’inizio è pacato, ma noterete l’immediata contraddizione di pretendere piena libertà di espressione per poi minacciare pestaggi di chi usasse quella libertà con lui. Gli ho serenamente ricordato che un moderatore ha l’obbligo di legge di non pubblicare commenti che configurano reati, se non vuole esserne considerato complice, ma Marzorati ha insinuato che io rientrassi “nella categoria censori, che di solito sono quelli con qualcosa da nascondere e/o che non vogliono essere contraddetti perché hanno paura della verità.”
E così, fiutando l’ennesimo inutile attaccabrighe, l’ho preso in parola.
La risposta di Marzorati, nei commenti successivi (che non ho pubblicato), è stata come prevedevo equilibrata, garbata e ragionevole:
Non pago di queste frasi aggressive e omofobe, mi ha anche mandato via mail due sue foto (contenenti metadati interessanti). Così ho preso in parola la sua richiesta di “Libertà totale di pubblicare qualsiasi contenuto, testuale, immagini o filmati che siano”, per cui ecco il suo delirio, con tanto di faccia e consenso alla pubblicazione.
E siccome non ho pubblicato subito, perché avevo cose ben più importanti da fare prima, ha pure rincarato la dose:
In altre parole, Marzorati insulta fornendo nome e cognome e anche la faccia. E come se non bastasse, ci aggiunge anche le proprie coordinate mail (lepremia@libero.it) e social (https://www.facebook.com/Crimar), con tanto di consenso alla pubblicazione. Lo affido alla vostra compassione.
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