2020/02/27

Non mandate ai debunker presunte bufale sul coronavirus da indagare: cestinatele e basta

Avrete forse notato che a parte qualche tweet, finora non ho scritto nulla a proposito dei tanti video e audio, circolanti soprattutto su WhatsApp, che parlano di allarmi e catastrofi per il coronavirus. No, non mi paga Big Pharma o l’industria dei fabbricanti di mascherine per stare zitto: la ragione è molto più semplice.

Prima di tutto, i colleghi antibufala stanno già facendo un lavoro egregio nello sbufalare questo materiale, e io ho ben poco da aggiungere. Ma anche loro sono sovraccarichi, perché l’industria delle fake news, dei mitomani, della propaganda e degli sciacalli sta lavorando a pieno ritmo per ottenere visibilità o fare soldi sulle paure. In particolare, i mitomani sono in fregola.

La seconda ragione del mio relativo silenzio è che in moltissime segnalazioni non ci sono fonti, non ci sono nomi, non ci sono riferimenti: in altre parole, non c’è nulla che si possa usare per indagare. Un audio WhatsApp in cui una persona senza nome dice che un tizio che lavora in un ministero imprecisato gli ha detto qualcosa non è indagabile da un debunker. Lo possono fare soltanto le autorità che hanno accesso al tracciamento di quell’audio, e anche così è una faticaccia.

Ma anche se ci fossero appigli per un’indagine, cosa ne ricaveremmo, se non un blando appagamento intellettuale? Se scopriamo che le immagini di presunte sepolture di massa in Cina sono in realtà tratte da un film catastrofico, cosa abbiamo ottenuto? I mercanti del nulla partoriranno un’altra notizia falsa, e si dovrà ricominciare da capo.

Per cui è inutile mandare a me, o ai miei colleghi debunker, l’ennesima segnalazione di allarmi sul coronavirus. Se lo fate pubblicamente, è peggio che inutile: è dannoso. Regalate visibilità a queste cialtronate e a questi sciacallaggi.

Per battere questa piaga delle fake news non dobbiamo diffonderle, neanche per denunciarle. Dobbiamo usare contro le fake news gli stessi metodi che usiamo per bloccare le infezioni: non corriamo dal medico a dire “Dottore, guardi, che cos’ho, sarà il coronavirus?” spandendo così il contagio. Serve la quarantena volontaria. Serve la prevenzione.

Ho quindi un solo consiglio: scegliete il silenzio. Scegliete di non diffondere notizie incontrollate. Scegliete di non farvi fregare dai ciarlatani, dai seminatori di panico, dai complottisti e dagli imbecilli. Non fatevi ingannare dalle foto di articoli di testate giornalistiche: ne circolano parecchie falsificate intenzionalmente. Ascoltate gli esperti e cestinate qualunque “notizia” che non provenga da una fonte esperta e attendibile.

E per chi dice “ma questo video anonimo che ho trovato chissà dove su Internet potrebbe rivelare qualcosa di importante”, ricordate la regola di fondo del buon giornalismo: tutto quello che viene affermato senza prove può essere liquidato senza indagine. Non sta a noi debunker smentire: spetta a chi fa l’affermazione portarne le prove. Niente prove? niente fonti? Allora niente clic, niente inoltri, niente condivisioni, niente commenti.

Il coronavirus muore se lo isoli. Allo stesso modo, le fake news muoiono se le isoliamo. Postate gattini, non cazzate.

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