2020/03/15

Si dimette il presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi in Italia, Vincenzo d’Anna. Anzi no

Ultimo aggiornamento: 2020/03/15 22:30.

Vincenzo D’Anna non è più presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi italiani (leggete l’aggiornamento in fondo). Ne dà notizia il sito dell’Ordine: ed è una gran bella notizia, perché D’Anna ha collezionato dichiarazioni non solo ottuse sul piano personale (come queste sugli stupri) ma anche comportamenti inequivocabilmente antiscientifici, come i finanziamenti dell’Ordine ai comitati antivaccinisti o le sue posizioni antivacciniste, che hanno scatenato le obiezioni dei biologi iscritti. Il Post riassume bene la vicenda, citando frasi di D’Anna come questa: “La stessa OMS ridimensiona il tiro e declassa il virus a poco più che un’influenza, batte in ritirata anche Burioni che si scusa”. L’OMS non ha affatto ridimensionato e Burioni non si è affatto scusato (anche perché non ne avrebbe motivo).

Una delle perle più recenti dell’ex presidente dell’ONB è stata la diffusione fra i biologi dell’Ordine di un sondaggio nel quale D’Anna affermava che il coronavirus avrebbe un ceppo domestico italiano che “non avrebbe nulla a che fare con quello cinese” ma “proverrebbe da animali, in particolare suini, allevati in Lombardia”.

La società Noto Sondaggi ha contestato le proteste per l’imbarazzante antiscientificità del sondaggio, dicendo che si sarebbe trattato di un “mero disguido” e che “Condividere oggi sui social una sola domanda del documento articolato è una operazione strumentale che porta discredito alla categoria professionale che l’Ordine ha l’obiettivo di tutelare.”

Va bene, allora prendiamone un’altra, di queste domande:

“Secondo l’Ordine dei Biologi, il Coronavirus non è il virus letale che l’Organizzazione Mondiale dichiara ma una virosi respiratoria a basso indice di mortalità, cioè poco più che una [sic] virus parainfluenzale”.



Chiedetelo agli abitanti di Bergamo.




2020/03/15 22:30.
ADNKronos comunica che D’Anna ha ritirato le dimissioni. La pagliacciata, insomma, continua.


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