2020/05/09

Antibufala: “Plandemic” e la dottoressa Mikovits

Versione breve: È una stronzata.

Versione lunga: È una gigantesca stronzata.

In dettaglio: Lo so, lo so, mi sono ripromesso di non dedicare tempo alle tesi di complotto intorno al coronavirus. Ma mi sono arrivate parecchie richieste e segnalazioni di un video di 26 minuti intitolato Plandemic, in cui una dottoressa, Judy Mikovits, afferma di essere la vittima di una colossale cospirazione mondiale, che include tutti, da Bill Gates al dottor Anthony Fauci, per nascondere la verità sul nuovo coronavirus e su come curarlo che lei e solo lei avrebbe scoperto. Così raduno qui un po’ di informazioni di debunking.

Il video contiene affermazioni sanitarie false e pericolosissime, come per esempio la tesi (falsa) che portare una mascherina aumenterebbe la mortalità: una balla letale che ha spinto Youtube e Facebook a bandire il video.

Giusto per dare un altro esempio della mitomania e delle falsità dette da Mikovits, a circa 12:30 in Plandemic la dottoressa dice che nel 1999 lavorava per i militari statunitensi per “insegnare a Ebola come infettare le cellule umane senza ucciderle” perché “Ebola non era in grado di infettare cellule umane prima che lo portassimo nei laboratori e glielo insegnassimo”. Peccato che la prima epidemia di Ebola sia avvenuta nel 1976.

In inglese potete consultare queste fonti:
In italiano c’è il debunking di Butac: se ne trovate altri, segnalatemeli nei commenti.

In estrema sintesi: se davvero ci fosse un complotto dei poteri fortissimissimi per insabbiare la “verità” presentata da Judy Mikovits, la dottoressa sarebbe morta da un pezzo in circostanze misteriose. È quello che succede quasi sempre a chi davvero scopre verità scomode. Invece lei è a spasso e il suo libro, quello che quei poteri fortissimissimi vorrebbero secondo lei insabbiare, è in libera vendita su Amazon.


2020/05/09 20:55


Le tesi della Mikovits sono state riprese da OAN, il canale TV al quale Donald Trump sembra accordare udienza molto spesso, come ha notato John Oliver.



Siamo messi bene.


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