2020/06/11

Avventurette in auto elettrica: come ho comprato una Tesla per meno di 35.000 euro (terza parte)

(continua dalla seconda parte; la storia inizia qui) Ultimo aggiornamento: 2020/06/15 23:30.

Mercoledì 3 giugno 2020


Ci siamo: è arrivato il grande giorno. Oggi la Dama del Maniero e io andiamo dal Maniero Digitale, a Lugano, fino a Zurigo per vedere per la prima volta la Tesla Model S di seconda mano che stiamo provando ad acquistare online dalla fine di marzo e che abbiamo battezzato Tess. Ci porta Marco, che è già un utente Tesla di lunga data, con la sua splendida Model 3 Performance full optional.

Ho ricontrollato di avere tutta la documentazione e le targhe, ho ripassato la terminologia automobilistica tedesca, mi sono preparato una checklist di cose da controllare prima di firmare per il ritiro, ho una lampada a batteria per esaminare il sottoscocca (importante, visto che è lì che sta la gigantesca batteria piatta delle Tesla) e ho fatto un po’ di chair flying: seduto in poltrona, ho simulato mentalmente i gesti, le procedure e le operazioni necessarie per guidare una Model S, come fanno i piloti degli aerei per esercitarsi al volo.

Non è megalomania. È necessario, perché vorrei chiarire subito che una Tesla non è un’auto come tutte le altre: è dannatamente complicata in tutto quello che fa (ci sono tutorial persino su come aprirla e chiuderla). Ha una filosofia di funzionamento radicalmente diversa, nel bene e nel male. È come passare dal Mac a Windows o viceversa, o da Android a iOS: le funzioni sono grosso modo le stesse, ma tutto va fatto in una maniera differente.

Personalmente sconsiglio di scegliere una Tesla come primissima auto elettrica dopo una vita di guida di auto a carburante, perché l’impatto con la valanga di differenze e di nuove abitudini da imparare può essere travolgente, irritante ed eccessivo. Io ho avuto un approccio molto graduale: prima un’auto a benzina con cambio automatico, per “dimenticare” l’uso del piede sinistro per la frizione, poi un’auto elettrica ultrasemplificata come la Peugeot iOn per prendere l’abitudine alla ricarica e alla rigenerazione in frenata, e comunque mi trovo lo stesso stracarico di cose da imparare o disimparare.

“Per meno di 35.000 euro si aspettava anche dei sedili e una carrozzeria?”
Un incontro con lo skateboard: il telaio integrato con la batteria (la parte liscia e piatta) di una Tesla a Londra, a novembre 2016.


Su Youtube si trovano tantissimi video che spiegano il funzionamento delle Tesla in ogni dettaglio, ma mi sono scontrato con un problema che è molto caratteristico delle Tesla di seconda mano: il manuale non corrisponde più all’auto.

L’auto, infatti, è aggiornabile via Internet, e quindi la dotazione di software che ha oggi non è quella che aveva nel 2016. Quindi il manuale della versione 2016, scaricabile come PDF, non corrisponde alle funzioni che saranno presenti in Tess. Le schermate sono differenti; l’interfaccia è cambiata radicalmente in questi quattro anni. Il manuale della versione 2020 descrive le schermate e il software attuali, ma è riferito a un hardware odierno, non a quello del 2016. Devo quindi trovare dei tutorial datati 2016 e studiare quelli per la parte dei comandi fisici di Tess, ma dei tutorial datati 2020 per imparare l’interfaccia. Fra l’altro, devo trovare quelli specifici per le Model S, perché la Model X ha un’interfaccia leggermente differente e la Model 3 ne ha una tutta sua (S e X hanno un “tablettone” verticale sul cruscotto e un display digitale dietro il volante; la Model 3 ha solo un tablet orizzontale al centro e nessuno strumento dietro il volante, e le leve dei comandi sono completamente differenti).

Di conseguenza ho optato per una strategia minimalista: imparare come aprire e chiudere l’auto con i suoi adorabili telecomandini a forma di automobile, e come guidarla in modalità totalmente manuale, punto e basta. Il resto verrà dopo. Marco, che conosce anche le Model S, è comunque con me per assistermi. Anche questa è una cosa che consiglio a chiunque si avvicini per la prima volta al mondo dell’auto elettrica e in particolare a quello Tesla: fatevi seguire e accompagnare da una persona che lo conosce già. Vi eviterà imbarazzi e disastri.

Andando verso Zurigo (230 km da casa) facciamo una pausa per un buon pranzo dopo quasi due ore di guida (le autostrade sono costellate di limiti di velocità per via dei cantieri, e i 17 km del tunnel del San Gottardo sono una mazzata che stronca la media), mentre la Tesla di Marco si ricarica al Supercharger che sta davanti al ristorante. Abbiamo scelto il ristorante (il Seerausch di Beckenried) proprio per questo: sono le piccole abitudini che s’imparano con la guida elettrica. L’auto si carica intanto che fai le pause che faresti comunque e quindi il tempo di ricarica non pesa affatto. Anzi, dobbiamo anche spicciarci a mangiare, perché l’auto finisce di caricare prima che noi finiamo di pranzare (è uno dei vantaggi dei Supercharger).

Il paesaggio splendido del Seerausch di Beckenried. In controluce, volutamente, Marco e la Dama del Maniero.


Fa comunque impressione vedere la differenza fra la situazione in Canton Ticino, con i ristoranti semivuoti e il personale e gli avventori in mascherina, e quella oltre Gottardo: qui c’è una sola persona con la mascherina. I tavoli sono leggermente più spaziati del solito, si mangia all’aperto e c’è solo un discreto erogatore di disinfettante per le mani all’ingresso, ma nessun membro del personale ha mascherine o altre precauzioni anti-coronavirus. La giornata è splendida, il posto è incantevole e la cucina è molto buona, e sinceramente una boccata di normalità dopo due mesi di isolamento ci voleva proprio. Se anche dovessimo tornare a casa a mani vuote, sarà stato comunque un bel viaggio.

Dopo un’altra novantina di chilometri arriviamo a Höri, al punto di ritiro Tesla: un anonimo capannone industriale senza alcun addobbo a parte l’insegna della marca. Raccolgo le mie scartoffie ed entriamo. Provo a giocare il jolly con la giovane ragazza alla reception (o alla ricezione, come si dice in italiano svizzero): le dico “Hello, do you speak English?” intanto che ripasso mentalmente in tedesco le cose che dovrò faticosamente dire in caso di risposta negativa.

Dalla ragazza arriva un perfetto “Sure!” che fa passare subito la paura. Bene: un ostacolo in meno. Mi presento e tiro fuori tutti i documenti per il ritiro, ma in realtà a Tesla interessa una sola cosa: il contratto. Assicurazione, carta di circolazione, patente? Ce l’hanno già online sui loro computer e non vogliono vedere altro. Potrei essere un impostore che si spaccia per un altro acquirente Tesla e se ne va con la macchina di qualcun altro, ma siamo in Svizzera e si va molto sulla fiducia (in alcuni casi troppo, ahimè).

L’unico intoppo è che la copia del contratto che ho firmato e spedito online è firmata in inchiostro nero, ma loro la vogliono in blu. Nessun problema: la ragazza ristampa il contratto e me lo fa firmare di nuovo con una biro blu. Non è ancora la firma definitiva: quella avverrà solo dopo l’ispezione dell’auto. La procedura richiede in tutto una manciata di minuti.

Il capannone di ritiro delle Tesla a Höri. Ancora non lo so, ma Tess è sulla destra, acquattata dietro le enormi Model X.


Arriva finalmente il momento dell’ispezione. Vedremo per la prima volta in che condizioni è l’auto che fin qui abbiamo visto solo in fotografia. Tiro fuori la mia checklist, redatta con l’aiuto di Marco e ispirazioni di altri utenti Tesla, e il mio tablet con il PDF della perizia per un riscontro dei danni documentati, e ci prepariamo a vedere e decidere se accettare o no l’auto. Ma qui il coronavirus ci mette lo zampino.

L’assistente di Tesla ci spiega infatti che per rispettare le norme anti-contagio uno solo di noi tre può entrare a vedere l’auto. È un peccato, perché ovviamente anche la Dama del Maniero vorrebbe vederla di persona prima di decidere un investimento importante del genere. Non solo: il giro di prova promesso non sarà possibile prima della firma. Prima si firma per accettazione, poi si fa il giro fuori. Ci sono comunque sette giorni di tempo per cambiare idea. Non c’è scelta, per cui vado da solo, armato della mia checklist, mentre Marco e la Dama mi aspettano fuori. Li avviso che dovendo fare tutto da solo ci metterò un bel po’.


La checklist


La consegna deve includere:
  • Un UMC, ossia il caricabatterie da viaggio, che consente di caricare l’auto su qualunque presa elettrica (molto lentamente) in emergenza
  • due “chiavi” (in realtà sono due telecomandi; l’auto non ha una chiave di avviamento da inserire nel cruscotto e per avviarla è sufficiente che una “chiave” sia a bordo)

L’UMC o “carichino” con i suoi accessori. È un UMC 2, non quello originale dell’auto, che era un UMC 1 (più potente).

Uno dei telecomandi di Tess. Premendo sul tetto si comandano lo sblocco delle portiere e l’estrazione delle maniglie; premendo sul cofano si sblocca il bagagliaio anteriore; premendo sul retro si sblocca e si alza il portellone posteriore.


Ispezione esterna

  • Usare la lampada per controllare condizioni sottoscocca e fondo
  • Controllare l'ossidazione dei contatti sul connettore di ricarica
  • Esaminare i bordi di tutti i vetri, tetto compreso
  • Esaminare i cerchi per eventuali abrasioni
  • Controllare modello e stato degli pneumatici [non sono i Nokian invernali dichiarati: sono dei Michelin Pilot Sport 3 245/45R19 102Y XL T0 Acoustic estivi]
  • Provare le quattro portiere dall'esterno e testare se le maniglie sono ancora metalliche [ho portato una calamita per verificarlo: le maniglie vecchie, metalliche, hanno un meccanismo che dopo qualche tempo si guasta ed è molto costoso da riparare; su Tess la calamita mi dice che sono quelle nuove. Un problema in meno]
  • Esaminare tutti i fanali per eventuale condensa interna
  • Cappucci coprivalvole presenti su tutti e 4 gli pneumatici
  • Lo sportellino di ricarica si trova a filo e si muove liberamente, si apre e chiude senza problemi

Ispezione interna
  • Controllare vignetta 2020 [la “vignetta” è il bollino adesivo annuale che permette di circolare su tutte le autostrade svizzere]
  • Alzare e abbassare tutti i finestrini a portiere chiuse
  • Chiudere e aprire gli specchietti
  • Provare le quattro portiere dall'interno
  • Provare il rilascio meccanico delle portiere posteriori [le portiere hanno uno sblocco elettrico; in caso di incidente catastrofico che interrompe l’alimentazione elettrica, c’è un cavetto di sblocco manuale dentro l’abitacolo]
  • Aprire e chiudere tetto apribile
  • Aprire e chiudere portellone bagagliaio
  • Aprire e chiudere cofano
  • Controllare se sono presenti accessori sotto il tappetino del frunk [il “frunk” è il bagagliaio anteriore, contrazione di “front” e “trunk”]
  • Aprire e chiudere portiere e controllare alzata vetri [i finestrini sono senza cornice superiore; quando si chiude la portiera fanno una corsa supplementare per fare tenuta]
  • Spostare i due sedili in tutte le direzioni fino a fine corsa
  • Aprire e chiudere cassettino portaoggetti [è comandato elettricamente]
  • Ripiegare i sedili posteriori
  • Guardare sotto i tappetini per eventuali tracce di evaporazione d'acqua
  • Provare aggancio e strattonamento di tutte le cinture di sicurezza (5)
  • Assicurarsi che l’AC calda/fredda funzioni a piena potenza senza strani rumori
  • Telecamera di retromarcia funzionante
  • MCU: Provare Screen cleaning Mode e Sketchpad per avere il bianco integrale e cercare pixel bruciati [l’MCU è il “tablettone” e lo Screen cleaning mode o Sketchpad lo fanno diventare tutto bianco in modo da evidenziare eventuali pixel bruciati o ingiallimenti che possono colpire alcuni esemplari]
  • MCU: Fare power-down e cercare eventuali bolle nello schermo
  • MCU: Guardare la versione di software installata [è la più recente]
  • Connettività cellulare di bordo funzionante a Wi-Fi spento [la SIM interna dell’auto deve connettersi alla rete cellulare e l’auto deve trasmettere telemetria anche quando non è connessa al Wi-Fi del punto di ritiro]
  • Connettività Bluetooth del telefono come chiave primaria funziona
  • Tutte le funzioni della app del telefono funzionano (sblocco, precondizionamento, ecc.)
  • Tutte e 4 le prese USB e la presa da 12V sono alimentate
  • Streaming di musica e vivavoce telefono funzionano, ricezione radio buona
  • Il controllo vocale funziona
  • Il microfono acquisisce un buon audio (fare una telefonata di prova)
  • Tutti gli altoparlanti emettono suoni, nessun "clipping" audio

Ispezione dall’interno con aiuto esterno
  • Fare il giro dei sensori di parcheggio [una persona gira intorno all’auto per vedere se si attivano correttamente i sensori]
  • Passare da D a P a D ripetutamente ascoltando il rumore dei freni esternamente
  • Accendere i fanali e controllare che tutti i LED si illuminino
  • Tutte le luci anteriori e posteriori funzionano (emergenza, indicatori di direzione, freni, fari / nebbia, regolazione su / giù dal touch screen)
  • Tutti i pulsanti funzionano correttamente (luci di cortesia, 4 frecce)
  • Tutte le luci interne presenti e funzionanti (specialmente piedi, le luci pozzanghere, tetto, ecc.)
  • Assicurarsi che entrambi gli attacchi CA e CC funzionino (test su un Supercharger)


L’addetto mi accompagna all’auto e mi lascia solo, dicendomi di chiamarlo se ho qualunque domanda o perplessità.

Il colore di Tess è esattamente quello che speravamo: un bel blu elettrico, con gli interni beige. Vado subito a controllare i vari graffi esterni evidenziati dalla perizia: sono assolutamente trascurabili, e se non sapessi che ci sono non me ne sarei mai accorto. Alcuni sono stati sistemati. Anche le scheggiature sul parabrezza sono microscopiche. I bordi dei vetri del tetto sono in ottimo stato e non ci sono segni di infiltrazioni. Il connettore di ricarica è lucido e non ossidato. Fin qui tutto bene.

Ma la sorpresa più piacevole è l’interno: i danni indicati sulla perizia, particolarmente sulla portiera del conducente e sul volante, sono molto meno visibili rispetto alle foto che ci sono state fornite. Certo, l’auto ha quattro anni e mostra i segni dell’uso, ma non si tratta di devastazioni inaccettabili. Nel bagagliaio non c’è nessun cadavere e l’auto profuma di pulito.

Proseguo il mio esame di quasi tutti i punti della checklist che posso controllare da solo; gli altri li farò all’uscita, durante il viaggio di ritorno e all’arrivo a casa.

Mi piacerebbe consultarmi con la Dama, ma non è possibile, e comunque ci sono sette giorni di tempo per cambiare idea, per cui dopo una ventina di minuti chiamo l’addetto, gli chiedo di impostare Tess in inglese (per i comandi vocali, che così sono più affidabili che nelle altre lingue, e per eventuali problemi diagnostici da riferire), firmo su un tablet per l’accettazione, mi faccio montare le targhe e salgo a bordo per partire.

Il chair flying mi risparmia imbarazzi e danni: dopo aver regolato specchietti e poltrona, non vado a cercare la leva del cambio o la fessura per la chiave, ma mi limito a premere il pedale del freno. L’auto si attiva, si mette da sola in Park e attende i miei comandi. Porto la leva del selettore su Drive, tocco l’acceleratore e cautamente esco dal capannone, prendendo le misure di manovra di questa portaerei lunga cinque metri e larga due e dieci. I sensori di parcheggio hanno una visualizzazione grafica a colori meravigliosamente chiara che indica esattamente la distanza dei vari punti dell’auto dagli ostacoli. Altro che il cicalino generico “sei troppo vicino da qualche parte, arrangiati tu a scoprire dove” sul display monocromatico dell’auto precedente. E la telecamera di parcheggio posteriore su un tablet da 17 pollici è uno spettacolo.

Presento Tess alla Dama e a Marco, e iniziamo i controlli ulteriori che non ho potuto fare da solo. La Dama approva e concorda che i danni sono più che accettabili, per un’auto di quattro anni e 80.000 km. Disattivo tutte le funzioni di guida assistita, in particolare l’Autosteer (il mantenimento assistito di corsia), lasciando attiva solo la frenata automatica d’emergenza.

Superati tutti i controlli, facciamo la foto di rito:


Ed è così che siamo diventati orgogliosi proprietari di un’auto elettrica a lunga autonomia. Basta benzina, basta gas di scarico, basta visite al distributore: l’auto “fa il pieno” in garage. Trecento e rotti chilometri di autonomia sono più che sufficienti a coprire quasi tutti i nostri spostamenti. Abbiamo una rete di ricarica garantita. L’auto ha quattro anni, ma il suo software è aggiornato a pochi giorni fa. Molte sue funzioni sono monitorabili e comandabili tramite telefonino. E abbiamo speso meno di quello che costerebbe una comune Golf GTI nuova.

È giunto il momento di infilare una chiavetta USB con un po’ di musica e ripartire verso il Maniero Digitale, con una brevissima tappa di ricarica (15 minuti a Flüelen, giusto per provare il Supercharger), gustandosi una giornata incredibile e un sogno tecnologico che si avvera. Duecentoquaranta chilometri a velocità autostradali, in un silenzio quasi irreale persino per noi che siamo già abituati alla silenziosità delle elettriche, e arriviamo a casa comunque con ampio margine di batteria.

Le magagnine cominceranno dopo il ritorno, nei giorni successivi. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.


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