Ultimo aggiornamento: 2020/08/06 11:10.
Stanotte ho assistito in diretta streaming al primo volo del prototipo SN5 della Starship, il prossimo veicolo spaziale di SpaceX, concepito per diventare la chiave di un sistema di trasporto di massa interplanetario a basso costo.
Può sembrare un obiettivo ambizioso per quella che pare a prima vista essere una grossa lattina che vola storta nei cieli del Texas per pochi secondi e sale soltanto fino a 150 metri di quota, ma i princìpi costruttivi e tecnologici sono già tutti presenti in questo dimostratore:
- Decollo e atterraggio verticali
- Mantenimento automatico dell’assetto (con un motore necessariamente disassato perché nel telaio di supporto non c’è una posizione centrale e per sottoporre il sistema a condizioni estreme)
- Acciaio inossidabile a basso costo e alta tolleranza alle temperature estreme, invece dei costosissimi e fragili materiali tradizionali dell’industria aerospaziale
- Costruzione rapida, fatta all’aperto o sotto un tendone, senza i tempi e le asetticità ossessive della tradizione aerospaziale
- Motore altamente regolabile
- Motore alimentato a metano e ossigeno liquidi, ottenibili dalle risorse presenti sulla Luna, su Marte e altre lune e pianeti senza dover portare tutto il propellente dalla Terra
- Rapidità di sviluppo e di ottimizzazione: cinque prototipi, spesso testati fino a distruggerli, in meno di un anno, con riduzione e semplificazione progressiva delle strutture e delle saldature e affinamento della scelta dei materiali.
Per il decollo dalla Terra, questo gigante verrà montato sopra un vettore altrettanto gigantesco, con un’altezza combinata di oltre 120 metri.
Credit: Thorenn/Wikipedia. |
Il prossimo passo è il prototipo numero 6, che monterà una punta al posto del simulatore di massa equivalente usato per SN5, avrà delle superfici di governo aerodinamico e tre motori Raptor a metano e ossigeno e dovrebbe raggiungere i 20 chilometri di quota.
Certo, il veicolo New Shepard di Blue Origin fa già salti suborbitali ripetuti a oltre 100 chilometri di quota, ma è grande la metà (circa 18 m di altezza) e non è espandibile: dovrà essere sostituito da un veicolo differente, il New Glenn. E il DC-X Delta Clipper degli anni Novanta aveva già fatto saltini come quello di oggi. Ma la differenza, qui, è nel costo e nella scalabilità delle soluzioni. E la cosa importante è che c’è di nuovo una corsa allo spazio, stavolta a costi meno faraonici.
Prima che me lo chiediate: no, non so se le fiamme che avvolgono il motore a un certo punto sono normali. Aspettiamo dichiarazioni e chiarimenti ufficiali da SpaceX prima di lanciarci in congetture.
Per maggiori approfondimenti e altri video e foto del collaudo di stanotte vi consiglio di leggere questo articolo di Astronautinews (in italiano) e questo di Ars Technica (in inglese). Lasciate perdere la stampa generalista, che di queste cose di solito non capisce un’acca.
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