Il governo degli Stati Uniti accusa TikTok, il popolarissimo social network di proprietà della cinese Bytedance, di essere un rischio per la sicurezza dei cittadini statunitensi, perché raccoglie dati personali, e vuole quindi bandirlo. Lo stesso vale per un’altra app cinese, WeChat di Tencent.
Ad agosto il presidente Trump ha firmato un executive order, ossia un provvedimento legislativo presidenziale, che in sostanza obbliga TikTok a vendere la propria attività statunitense a un’azienda nazionale; se non lo fa, le sue transazioni negli Stati Uniti verranno bloccate. La questione è ora in mano alle autorità giudiziarie del paese e procede a colpi di rinvii e appelli.
Un ban di TikTok comporterebbe la scomparsa della sua app dagli store ufficiali, ma non necessariamente dagli smartphone degli utenti, e questo è concretamente un rischio di sicurezza peggiore degli imprecisati e non documentati rischi per la sicurezza nazionale asseriti dal governo statunitense.
Bandire un’app, infatti, significa che chi decide di tenerla sul proprio smartphone non può più aggiornarla in modo ufficiale e quindi non può ricevere le correzioni che ne sistemano i difetti e ne migliorano la sicurezza.
Significa anche che gli utenti che vogliono continuare a usare l’app, o la vogliono installare su un nuovo dispositivo, saranno indotti a cercarla nei siti “alternativi” di scaricamento, con il rischio di installare versioni alterate o infettanti dell’app o addirittura delle app completamente differenti che ne scimmiottano il nome e il logo. Queste app fasulle sono uno dei canali preferiti di diffusione di malware da parte dei criminali informatici.
Non è teoria: TikTok e altre applicazioni sono già state oggetto di blocco in India, ma gli utenti non hanno affatto lasciato la piattaforma e quindi oggi ci sono centinaia di milioni di persone che usano un’app priva di aggiornamenti correttivi.
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