2020/12/18

Googledown mondiale, promemoria di dipendenza digitale

Lunedì 14 dicembre, intorno alle 13, quasi tutti i servizi di Google sono andati in tilt per circa 50 minuti. È bastata un’ora scarsa di disservizio per creare un’ondata di panico planetario, dovuto al fatto che milioni di utenti non riuscivano più a mandare mail, scrivere o consultare i propri documenti custoditi online nel cloud, sfogliare l’agenda di Calendar, guardare video su YouTube, gestire i propri assistenti vocali, consultare mappe e fare lezioni a distanza con Meet.

I servizi sono tornati alla normalità dopo appunto una cinquantina di minuti, secondo il resoconto pubblicato da Google, che spiega che avevano smesso di funzionare tutti i suoi servizi che richiedevano un’autenticazione tramite account. In effetti il motore di ricerca ha continuato a funzionare, e YouTube era consultabile tramite navigazione in incognito, ma qualunque servizio che richiedesse login e password di Google era inaccessibile.

Nelle ore successive ci sono stati problemi con Gmail, per cui molti account di posta risultavano inaccessibili e chi cercava di mandare mail a quegli account riceveva una risposta automatica del tipo “questo account non esiste” (un bel “550-5.1.1 The email account that you tried to reach does not exist."

La causa scatenante, dice sempre Google, è stata “un problema con il nostro sistema automatizzato di gestione delle quote che ha ridotto la capacità del sistema centrale di gestione delle identità”.

Non è il primo blackout del genere: Downdetector ne ha catalogati parecchi quest’anno, anche se non così vasti, e Wikipedia nota che un’altra sospensione dei servizi primari di Google è avvenuta ad agosto 2020 e che anche l’11 novembre scorso si è verificato un blocco simile.

Ci sono un paio di lezioni da portare a casa a proposito di questo incidente.

La prima è sicuramente che siamo enormemente dipendenti da Google e che è meglio preparare un piano d’emergenza che consenta di continuare a operare almeno in forma ridotta se Google va in tilt. Il vostro impianto luci o di riscaldamento domotico è comandabile anche senza passare per Google? Dipendete dal vostro assistente vocale Google Home per qualche funzione importante (penso ai disabili o a chi ha mobilità ridotta per infortunio o malattia, per esempio)? La vostra azienda o scuola è paralizzata se i servizi di Google non funzionano? Procuratevi un Piano B.

Senza arrivare a questi livelli estremi, vale la pena di cogliere l’occasione per chiedersi se è davvero una buona idea usare la login di Google per accedere a servizi di altri fornitori. Certo, è comodo, ma se Google si blocca diventa impossibile accedere non solo ai servizi di Google ma anche a tutti quelli di altri fornitori che dipendono dalla login di Google. Meglio avere account separati per ogni fornitore.

La seconda lezione è che conviene sapere dove reperire informazioni su questi blackout, in modo da capire rapidamente se il problema è nostro o esterno e agire di conseguenza (anche soltanto per mettersi il cuore in pace). Ho già citato Downdetector, disponibile anche su Twitter e Facebook e con sezioni separate per i singoli paesi, come Allestörungen.ch per la Svizzera o Downdetector.it per l’Italia), tenete presente la Dashboard dello stato di Google Workspace, presso

http://www.google.it/appsstatus#hl=it&v=status

La terza lezione è, come spiega bene Stefano Zanero, che fare congetture o ipotizzare attacchi informatici o complotti è una perdita di tempo:

 

Fonti aggiuntive: Gizmodo, BBC, ANSA, The Register.

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