Ultimo aggiornamento: 2021/01/07 11:50.
Guardate quante testate giornalistiche hanno scritto che stasera il primo ministro britannico Boris Johnson si è rivolto ai cittadini dicendo “Se siete persone vulnerabili vi consiglio di proteggervi, riceverete una lettera per indicarvi come mettere uno scudo”.
Cialtroni, inetti e incompetenti. Nessuno, ma dico nessuno, che si chieda cosa possa voler mai dire "mettere uno scudo" quando si parla di virus? Pensano che nel Regno Unito si difendano dalle malattie con le armature? Sono imbecilli?
Complimenti a Rainews, RadioNBC, Leggo, Romalife, Il Tempo e a tutti gli altri, che copiaincollano l'uno dall'altro o si fidano ciecamente di agenzie popolate da capre di guerra. E questi ci dovrebbero informare.
Nel momento in cui ci sarebbe disperato bisogno di giornalismo competente, cauto, rigoroso, ci regalano questa diarrea verbale. Ditemi perché mai dovremmo pagare per questo schifo.
Per chi volesse capire la nuova vetta d'imbecillità collettiva del giornalismo
italiano, mi affido alle olimpiche parole di Licia Corbolante:
#Covid19: in inglese #shielding indica misure di distanziamento sociale aggiuntive per proteggere le persone più vulnerabili (ad es. non uscire di casa neanche per la spesa ma farsela portare ecc.). In italiano è diventato uno scudo 🛡 (grazie a @SaraCee_T9N per la segnalazione) pic.twitter.com/dPwBxxnGTg
— Licia Corbolante (@terminologia) January 4, 2021
E tutti hanno tradotto così: mettere uno scudo.
La cosa che mi manda più in bestia non è soltanto (si fa per dire) l’errore grossolano di traduzione, roba che a scuola avrebbe preso un due secco con convocazione dei genitori. Che nelle redazioni dei giornali non si sappia l’inglese, e non si abbia almeno l’umiltà di dire “non so l’inglese, chiedo a un traduttore”, è già uno sconcio, certo, ed è un chiaro sintomo di un giornalismo che lavora a neuroni spenti.
Ma quello che mi imbestialisce, e che dovrebbe far preoccupare ancora di più, è che erroracci come questo dimostrano il fatto che tutti copiano e nessuno controlla. Vuol dire che in ognuna di queste redazioni si lavora allo stesso modo reso celebre da René Ferretti di Boris.
Questo vuol dire che uno dei pilastri del giornalismo, ossia la pluralità delle fonti, il pluralismo delle voci, è una foglia di fico. In realtà tutti copiano (male) dalla stessa fonte. Che lavora col deretano. Il risultato è questo.
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Ma non è ancora finita. Quando pensi che più imbecilli di così non si possa essere, che lavorare più col deretano di così sia impossibile, arriva Il Messaggero con questa “traduzione” della telefonata di Donald Trump che chiede di “trovare” voti per lui in Georgia.
Guardate e piangete: si comincia con “lo stato di Peach”, "Il signor Germania" e con "è negli anni '50 di migliaia".
Poi arriva la ciliegina sulla torta: "La mattina tardi, la mattina presto, andarono a tavola con la veste nera e lo scudo nero, e tirarono fuori i voti."
Copia permanente, per chi non riesce a immaginare che questo schifo sia
davvero uscito da una redazione di un giornale:
Archive.is/HcU5Y. La fonte potrebbe essere questo lancio dell’agenzia Italpress (copia permanente), a giudicare dalla citazione fatta da RadioNBC, che ha successivamente corretto.
Scusatemi se me la prendo, ma sono traduttore professionista, madrelingua inglese. La traduzione è il mio campo di competenza specifico, più di ogni altro. Quando vedo questo genere di scempio e penso a quanto invece tribolo ogni giorno per trovare la sfumatura precisa, mi ribolle il sangue.
Se riuscite a immaginare un cardiochirurgo che vede entrare in sala operatoria Jason Voorhees (quello di Venerdì 13) che dice "Fatti da parte, ci penso io", coi dirigenti dell'ospedale che applaudono pensando al contenimento dei costi che hanno ottenuto, ecco, questo è quello che si prova a vedere giornalisti che lavorano così.
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Se vi state chiedendo quale fosse l’originale di quel medievaleggiante “la mattina tardi...”, la storia è piuttosto complicata.
La trascrizione integrale della telefonata è pubblicata dalla CNN (senza paywall, a differenza del Washington Post che è la fonte originale della notizia e della registrazione). Riporta che Trump dice “Late in the morning, they went early in the morning they went to the table with the black robe, the black shield and they pulled out the votes”.
Ascoltando l’audio (spezzone qui) diventa chiaro che Trump dice "la mattina tardi andarono", poi si corregge e dice "la mattina presto andarono". Un traduttore decente spiegherebbe questo fatto con un "[si corregge]" o con un trattino di sospensione (“La mattina tardi andarono -- La mattina presto andarono...”).
“They went to the table” non è "andarono a tavola" è "andarono al tavolo", visto che Trump sta parlando di presunti voti rubati durante le operazioni di conteggio e quindi non si tratta di una tavola da pranzo ma di un tavolo tipo scrivania. A questo servono i traduttori umani competenti: a capire il contesto, bestia nera dei traduttori automatici e dei traduttori umani inetti.
La "black robe" e il “black shield” sono in effetti enigmatici a prima vista, ma basta fare un attimo di ricerca in Google (a questo servono i giornalisti) per trovare questo debunking che spiega che si tratta di un riferimento a questa tesi di complotto: in un video di sorveglianza ripreso in un locale adibito alle operazioni di gestione delle schede elettorali in Georgia si vedono degli addetti che prendono delle scheda da dei contenitori situati sotto un tavolo coperto da un telo nero (la “veste nera”; sì, Trump parla come un imbecille, e il “black shield” è un emblema nero che forse si è immaginato e che nel video in questione non si vede). Si tratta di contenitori appositi, nei quali erano state messe le schede aperte ma non ancora conteggiate, in attesa che il conteggio riprendesse l’indomani. Non documentano alcuna irregolarità, come hanno accertato i funzionari della Georgia in tribunale.
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