Un paio di settimane fa i tecnici informatici della Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda, hanno avviato una procedura di manutenzione che aveva lo scopo di liberare spazio sulla rete informatica universitaria.
Il loro intento era eliminare i profili degli ex studenti che non erano più iscritti, ma le cose sono andate un po’ diversamente dal previsto, e la storia ha fatto il giro del mondo.
Infatti, come riferiscono Ars Technica e una delle riviste degli studenti, The Critic, l’eliminazione ha avuto una portata leggermente superiore alle intenzioni: sono scomparsi anche i file dai desktop degli studenti attivi e i loro computer sono stati azzerati.
L’ipotesi formulata da Ars Technica è che si sia trattato di un errore di policy in Active Directory.
Disastri come questo sono sempre un promemoria importante della necessità di fare backup personali dei dati essenziali, anche se quei dati risiedono su una rete informatica che in teoria dovrebbe farne copie di sicurezza automaticamente.
In una situazione aziendale, tuttavia, le cose si complicano per via della necessità dell’azienda di tutelarsi (e tutelare i propri clienti) contro le fughe di dati. Sarebbe spiacevole che i dipendenti si portassero a casa la contabilità dell’intera società o i piani e progetti riservati, per poi dimenticarseli in giro o farseli rubare. Per non parlare dei dipendenti che attraversano la frontiera Svizzera-Italia con i dati bancari confidenziali dei clienti, ma questa è un’altra storia.
Morale della storia: se i dati sono strettamente vostri (una tesi, per esempio), non affidatevi ciecamente al reparto informatico pensando che tanto provvederanno loro di farne una copia. Fatela voi, fatene più di una, verificate periodicamente che siano leggibili e custodite il tutto con cura. Se invece i dati sono dell’azienda, parlate con il reparto informatico e verificate che ne venga fatto periodicamente un backup custodito in modo sicuro. In particolare, chiedete cosa succede ai dati salvati localmente.
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