2021/05/28

Nuova tecnica contro il ransomware: ingannare il sistema di pagamento

Il ransomware è un problema molto diffuso in tutto il mondo: il criminale entra nei sistemi informatici di un’azienda, mette una password su tutti i documenti, paralizzando l’attività produttiva, e poi chiede un riscatto per dare la password all’azienda. Le vittime che non hanno un backup intatto dei propri dati spesso non hanno altra scelta che pagare per poter riprendere a lavorare.

Solitamente gli esperti si dedicano alla scoperta di difetti nel programma automatico che genera e mette la password sui documenti della vittima: se ce ne sono, è possibile ricostruire la password usata dal criminale e quindi decrittare i propri dati senza dover pagare il riscatto. 

In effetti oggi molte società specializzate in sicurezza informatica offrono servizi di decrittazione anti-ransomware, per cui chi è colpito da questo tipo di attacco non deve disperare ma può cercare aiuto su siti come Nomoreransom.org.

C’è anche un altro approccio molto originale al problema: beffare il sistema di pagamento. Il ricercatore di sicurezza informatica Jack Cable, studente presso la Stanford University e consulente per la sicurezza elettorale del DHS statunitense, si è infatti accorto che Qlocker, un ransomware molto diffuso che prende di mira specificamente i NAS della QNAP, aveva un difetto nel proprio sistema automatico di gestione dei pagamenti.

Il ransomware, infatti, è altamente automatizzato, per cui anche la transazione di pagamento funziona senza intervento umano: se la vittima paga, riceve un transaction ID che dice al ransomware di decrittare i dati. Cable si è accorto che era possibile generare un ID che ingannava il ransomware e gli faceva credere che la vittima avesse pagato. Bastava mettere in maiuscolo una singola lettera dell’ID.

Cable ha annunciato la scoperta su Twitter, invitando le vittime a contattarlo per aiutarle a recuperare i loro dati e ha salvato una cinquantina di utenti sparsi per il mondo. La banda di Qlocker, intanto, ha cessato le proprie attività. Ogni tanto qualche storia di crimine informatico ha un lieto fine.


Fonti: Tripwire, Cyberscoop.

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