Quante volte vi è capitato di riavviare un computer senza pensarci su due volte, semplicemente perché era lento o faceva un po’ le bizze? Ci pensereste due volte se da quel riavvio dipendesse la vostra vita.
Ieri (17/6) due astronauti, lo statunitense Shane Kimbrough e l‘europeo Tomas Pesquet, stavano installando dei nuovi pannelli solari all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale, durante un’attività extraveicolare o EVA, nella quale gli astronauti sono nel vuoto, protetti esclusivamente dalla propria tuta spaziale, che fornisce ossigeno, pressione e controllo della temperatura. Dopo circa tre ore di lavoro, Kimbrough ha dovuto interrompere la propria attività per fare un reboot della tuta. Mentre lui era dentro la tuta stessa.
La vicenda è stata segnalata dalla NASA in questo suo blog in termini come al solito molto tranquillizzanti: Kimbrough ha fermato il proprio lavoro, è tornato all‘airlock (la camera di equilibrio che consente di entrare e uscire dalla Stazione) denominato Quest, ha collegato la propria tuta a un connettore ausiliario e poi ha riavviato la tuta.
Il reset, dice la NASA, “ha corretto le irregolarità del display della sua tuta e del modulo di comando che gli fornisce informazioni sullo stato della sua tuta.” E già che c’era, Kimbrough ha anche spento e riacceso il sublimatore che raffredda la tuta, visto che era stato rilevato un picco di pressione.
Potete seguire lo svolgimento dei fatti nel video qui sotto, a circa tre ore dall’inizio.
Dopo il reboot, Shane Kimbrough è tornato a lavorare all’installazione dei nuovi pannelli fotovoltaici.
È facile dimenticarsi o non accorgersi di quanto è complicata e difficile una EVA: tecnici e astronauti sono addestrati a gestire tutte queste situazioni e le fanno sembrare normali, ma dietro le quinte c’è tantissimo lavoro abbinato a una preparazione straordinaria.
Questo lavoro, fra l’altro, deve far funzionare tute spaziali che risalgono all’era Shuttle: hanno circa 40 anni e sono state costruite per avere una vita operativa di circa 15 anni, ormai ampiamente superata grazie a ricambi e manutenzione. Ne sono rimaste soltanto quattro.
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