Ultimo aggiornamento: 2021/08/11 17:10.
Tim Dodd, del canale YouTube Everyday Astronaut, ha passato parecchie ore a visitare Starbase, la fabbrica all’aperto di SpaceX dove si assemblano i razzi giganti Starship e Super Heavy. La visita è stata condotta da Elon Musk, che ha parlato decisamente a ruota libera, rivelando (o spiegando per bene) tantissimi dettagli di questi vettori e soprattutto dei concetti ingegneristici e di progettazione che stanno alla base del loro sviluppo incredibilmente rapido.
Se volete farvi un’idea non troppo filtrata di chi sia realmente Elon Musk e quali siano i suoi processi mentali, questa è una buona occasione.
Non so neanche da che parte cominciare a citare tutte le chicche tecniche che saltano fuori in questi video (disponibili purtroppo soltanto in inglese), ma credo che ci siano spunti per imparare non solo per chi progetta veicoli spaziali ma per chiunque abbia da gestire un progetto o almeno voglia capire quanta enorme complessità c’è dietro ogni realizzazione tecnica.
Meritano attenzione, in particolare, i cinque passi della filosofia di sviluppo proposti da Musk:
- Rendi meno stupide le specifiche tecniche e associale a una persona, non a un reparto (cita l’esempio di uno strato di materiale flessibile delle batterie delle Model 3 che ha causato forti rallentamenti alla produzione, per poi scoprire che il reparto insonorizzazione era convinto che servisse come protezione antincendio e il reparto sicurezza era convinto che servisse come insonorizzazione; lo strato è stato eliminato);
- Elimina un componente o un processo;
- Semplifica oppure ottimizza, ma soltanto dopo aver compiuto i passi precedenti (è inutile e costoso ottimizzare un componente o un processo che poi viene eliminato);
- Accelera il tempo di ciclo;
- Automatizza.
Le prime tre puntate sono già state pubblicate: aggiungerò qui le altre man
mano che verranno rese disponibili, insieme a qualche appunto sulle chicche
che ho trovato più interessanti.
-
Le grid fin del Super Heavy sono enormi e non sono ripiegabili
come sul Falcon 9, perché si è capito che il peso supplementare del
meccanismo di ripiegamento (che dovrebbe essere robustissimo, vista la massa
a sbalzo e i carichi enormi che dovrebbe gestire e trasmettere) avrebbe
comportato una penalità di consumo di propellente superiore al
vantaggio aerodinamico offerto dal ripiegamento. Una conclusione davvero
poco intuitiva. Quello che non c’è non pesa e non si può rompere.
- Il meccanismo di distacco della Starship dal vettore Super Heavy non sarà pirotecnico o basato su razzi dedicati o su meccanismi a molla come fatto finora (una sfida enorme, visto che Starship avrà a quel punto una massa di circa 1300 tonnellate che andrebbero spinte): non ci sarà proprio. Verrà invece sfruttata l’orientabilità (gimbaling) dei motori del Super Heavy per creare un impulso di rotazione che produrrà la separazione (in maniera simile al rilascio dei satelliti Starlink, che non hanno meccanismi di espulsione dal vettore ma si disperdono spontaneamente grazie alla rotazione impartita allo stadio).
- Tornando alle grid fin, il meccanismo di rotazione sull’asse (per dirigere il veicolo durante la discesa) è azionato da motori e batterie prese di peso dalle auto Tesla.
- E ancora sulle grid fin: mentre sul Falcon 9 sono disposte a croce (a intervalli di 90°), qui sono collocate a coppie (a croce di Sant’Andrea). Sembra un dettaglio banale, ma fa una grande differenza: si è capito che il rientro richiede maggiore authority (potenza di controllo) su due assi e meno sul terzo, per cui questa disposizione consente di concentrare l’efficacia delle grid fin sui due assi che servono.
Fonte aggiuntiva: Teslarati. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico) o altri metodi.
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