Mi sono occupato della recente febbre d’acquisto degli NFT o Non-Fungible Token in un articolo di marzo scorso. Ma se ne volete una spiegazione più semplice, vi propongo questa, che traduco qui sotto con un leggero adattamento:
Immagina di andare a vedere la Gioconda e di dire “Mi piacerebbe esserne il proprietario”. Qualcuno accanto a te ti dice “Dammi 65 milioni di dollari e io brucerò una quantità imprecisata di foresta amazzonica per darti questa ricevuta d’acquisto”.
Decidi di pagare e lui ti dice “Ecco la tua ricevuta, grazie per l’acquisto”, va verso uno sgabuzzino anonimo nel retro del museo e ci mette un’etichetta scritta a mano, dietro le scope, che dice “La Gioconda è attualmente di proprietà di [il tuo nome]”, per cui chiunque voglia sapere chi è il proprietario della Gioconda deve trovare questo specifico sgabuzzino, in questo specifico corridoio, e guardare dietro le scope giuste.
A quel punto tu dici “Adesso posso portarmi a casa la Gioconda?” e lui risponde: “Oddio, no, ma sei scemo? Hai soltanto comprato la ricevuta che dice che la possiedi, non hai mica comprato la Gioconda vera e propria, non puoi portartela via, idiota. Però puoi portarti via questo!” e ti porge un poster della Gioconda, di quelli in vendita nel negozio di souvenir del museo.
Fra l’altro, anche la persona che ti vende la ricevuta d’acquisto non è mai stata proprietaria della Gioconda.
Ecco, questi in sintesi sono gli NFT. I 65 milioni di dollari non sono una cifra a caso e il riferimento alla foresta amazzonica da bruciare allude all’uso energivoro della blockchain per “garantire” l’unicità del token e il relativo investimento.
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