Ultimo aggiornamento: 2022/03/14 13:15.
Sta circolando la notizia (falsa) secondo la quale la Stazione Spaziale
Internazionale sarebbe “a rischio caduta” in seguito alle sanzioni
contro la Russia. Viene riportata una dichiarazione di Dmitry Rogozin,
responsabile dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, che affermerebbe che le
sanzioni potrebbero interrompere le operazioni dei veicoli russi che
riforniscono la Stazione e la mantengono in orbita. Ne scrivono per esempio
La Regione
(copia permanente),
Televideo Rai
(copia permanente),
ANSA
(copia permanente).
Rogozin è noto da molto tempo agli addetti ai lavori per le sue dichiarazioni bislacche; ora, con l’invasione russa dell’Ucraina, da bislacche sono diventate veri e propri deliri da prendere come pura propaganda di regime.
La realtà dei fatti è completamente opposta alle sparate di Rogozin: alle 19.35 UTC di ieri (11/3) il veicolo cargo russo Progress MS-18, attraccato alla Stazione, ha infatti acceso i propri motori per sei minuti, su comando del Controllo Missione russo, come previsto. Questo ha alzato l'orbita della Stazione di circa 900 metri. La manovra, denominata reboost, fa parte delle attività regolari dell’avamposto spaziale.
La quota orbitale della Stazione, infatti, si abbassa lentamente e progressivamente, a causa dell’effetto frenante della tenuissima atmosfera che è ancora presente a 400 km di quota, dove orbita la Stazione, e quindi è necessario rialzarla periodicamente. Se questo non venisse fatto, la Stazione perderebbe quota molto lentamente (nel corso di mesi o anni, a seconda delle condizioni dell’atmosfera terrestre).
Ma non è vero che dipende esclusivamente dai russi per queste procedure, che possono essere svolte anche da veicoli di altri paesi, come la Cygnus statunitense (che lo ha appunto fatto di recente). La NASA, Axiom e SpaceX si stanno già attrezzando con discrezione per fare a meno dei russi per il reboost e le correzioni di assetto qualora questa isteria di Rogozin dovesse sfociare in un ordine di sospendere queste attività (che finora, come si è visto, non è stato dato).
Non c’è nessun pericolo di caduta, insomma. I politici blaterano e si picchiano il petto coi pugni, i tecnici lavorano col buon senso. Dare questa “notizia” dei vaneggiamenti di Rogozin senza spiegare questo concetto è giornalismo irresponsabile che semina panico ingiustificato.
Chi volesse conoscere meglio i dettagli tecnici di queste manovre può leggere
questo mio articolo.
Taccio, per pietà, sulla scemenza epica scritta da molti giornalisti, secondo i quali il rischio sarebbe quello “di un ammaraggio o di un atterraggio della stazione sul suolo terrestre”. Un satellite in caduta non ammara dolcemente né atterra morbidamente: precipita, si disintegra e alcuni rottami si schiantano a terra. Pazienza non capire un’acca di astronautica, ma almeno l’italiano sarebbe buona cosa saperlo, se si scrive su un giornale.
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Aggiungo un chiarimento sulle aree sorvolate dalla Stazione: il complesso spaziale orbita con un’inclinazione di 51,6° rispetto all’Equatore. Vuol dire che il piano della sua orbita intorno alla Terra è inclinato di quest’angolo rispetto al piano dell’Equatore.
Quest’angolo è stato scelto perché i veicoli russi che l’hanno parzialmente costruita e che la riforniscono decollano dal centro spaziale di Baikonur, che sta a 46° di latitudine, e la regola generale è che il lancio spaziale più efficiente (che richiede meno propellente a parità di massa da lanciare) colloca il veicolo in un’orbita inclinata con lo stesso angolo della latitudine di lancio (in modo da sfruttare al massimo la spinta aggiuntiva data dalla rotazione terrestre). Dal Kennedy Space Center si lancia solitamente a 28°, che è la latitudine del centro spaziale in Florida. Altre collocazioni orbitali sono possibili, ma richiedono piu propellente.
Però un decollo con una traiettoria inclinata a 46° farebbe sorvolare il
territorio cinese ai lanciatori russi, e in caso di malfunzionamento una
caduta in territorio cinese sarebbe decisamente imbarazzante, per cui da
Baikonur si lancia normalmente con un’inclinazione maggiore (51,6°, appunto)
che non sorvoli la Cina durante la salita verso lo spazio. Questa traiettoria
è più dispendiosa, ma è politicamente necessaria.
Era più facile per gli americani usare una traiettoria di lancio meno efficiente, e quindi quando si negoziò la costruzione della Stazione si scelse quest’inclinazione orbitale di 51,6°, che ha oltretutto il vantaggio di consentire alla Stazione di sorvolare una porzione maggiore della superficie terrestre.
Infatti mentre la Stazione (come qualunque satellite) orbita sempre sullo stesso piano, mantenendo la medesima inclinazione rispetto al piano dell’Equatore, la superficie terrestre ruota, e lo fa a una velocità differente da quella della Stazione. Il risultato di questi due moti combinati è che la Stazione sorvola una fascia della superficie terrestre compresa fra due latitudini che equivalgono all’inclinazione del piano orbitale.
In parole povere: se l’orbita è inclinata a 51,6°, la Stazione prima o poi
sorvola praticamente qualunque punto della superficie terrestre che si trovi
fra 51,6° sopra l’Equatore e 51,6° sotto l’Equatore.
Questo produce una ground track (la traccia dei punti sopra i quali la Stazione sta perpendicolarmente nel corso delle sue orbite) che ha questa forma e che si sposta progressivamente rispetto alla superficie:
Di conseguenza, la Stazione non può mai sorvolare zone della Terra che
si trovino a più di 51,6° nord o sud, come mostrato in questa mappa (citata
anche da Rogozin), nella quale il territorio attualmente russo che viene
sorvolato è evidenziato in rosso. Questo territorio include città come
Volgograd (un milione di
abitanti) e
Vladivostok (600.000
abitanti).
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