Uno studio pubblicato su Scientific Reports di Nature.com da un gruppo di neuroscienziati e psicologi olandesi e svedesi si è occupato dell’effetto dei media digitali sull’intelligenza dei bambini e ha ottenuto risultati piuttosto sorprendenti che non mancheranno di scatenare discussioni in famiglia.
I ricercatori hanno analizzato quasi 10.000 bambini statunitensi di età iniziale compresa fra 9 e 10 anni, tenendo conto delle differenze genetiche e del contesto socioeconomico e valutandone le capacità due anni più tardi. Il tempo passato davanti a uno schermo da questi bambini, ossia dalle quattro alle sei ore giornaliere di media, è stato suddiviso in tre attività: guardare video su Internet o su un canale televisivo, fare videogiochi e socializzare online.
Secondo i risultati dei ricercatori, socializzare tramite i social network non ha effetti positivi o negativi sull’intelligenza, mentre guardare video ha un effetto positivo e lo stesso vale per i videogiochi, che producono il massimo effetto. In particolare, più tempo si passa a videogiocare, più aumenta l’impatto positivo sull’intelligenza, e non ci sono differenze in questo effetto fra ragazzi e ragazze.
Questo studio si aggiunge agli altri che sembrano confermare questo effetto favorevole del videogioco sull’intelligenza, ma la ricerca è ancora agli inizi e uno studio non fa primavera, per cui è presto per cantare vittoria e dire che videogiocare ti fa diventare più intelligente; ma nel frattempo abbiamo una giustificazione in più per passare un po’ di tempo a giocare. L’importante è che il tempo non diventi eccessivo: lo studio di Scientific Reports non va interpretato nel senso di ”più videogioco più divento intelligente, se videogioco tantissimo diventerò un genio”. Sarebbe troppo bello per essere vero.
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