2022/07/12

La prima foto di JWST arriva da tredici miliardi di anni fa

Ultimo aggiornamento: 2022/07/13 12:50.

La prima foto scattata dal James Webb Space Telescope è stata resa pubblica ieri sera. Eccola.

Se volete la versione alla massima risoluzione, provate qui (PNG, 29 MB).

È stata intitolata Webb's First Deep Field ed è l’immagine astronomica a infrarossi più dettagliata e profonda mai realizzata: mostra un ammasso di galassie denominato SMACS 0723, che dal punto di vista della Terra si trova nella costellazione australe del Pesce volante (Volans). Nell’immagine lo vediamo come era 4,6 miliardi di anni fa a causa del tempo impiegato dalla sua luce per raggiungerci.

La massa complessiva di questo ammasso di galassie produce una cosiddetta lente gravitazionale, ossia un effetto ottico simile a quello di una lente di vetro: la luce viene piegata, in questo caso dalla gravità, e quindi gli oggetti che stanno dietro a questo ammasso (dal nostro punto di osservazione) hanno un aspetto visivo distorto.

Gli effetti della lente gravitazionale permettono al JWST di catturare la luce e i dettagli di oggetti ancora più lontani. Quelli più fiochi in questa immagine si trovano a oltre 13 miliardi di anni luce: li vediamo quindi come erano poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang. La foto dimostra che esistevano galassie già ben formate così poco tempo (su scala cosmica) dopo la nascita dell’universo.

L’immagine è stata ottenuta con lo strumento NIRCam del JWST con un tempo di posa complessivo di 12 ore e mezza, combinando immagini a varie lunghezze d’onda (va ricordato che le immagini del JWST sono in falso colore, dato che il telescopio è sensibile alla luce infrarossa e non a quella visibile).

Altre immagini verranno presentate nei prossimi giorni già a partire da stasera (12/7) e saranno disponibili qui. Quello che conta è che dopo decenni di preparativi il telescopio funziona e che questo primo assaggio della sua potenza ci mostra chiaramente quanto è inimmaginabilmente grande il cosmo: questa è una fettina di cielo grande quanto un granello di sabbia tenuto tra le dita a braccio teso, e contiene migliaia di galassie, ciascuna delle quali contiene miliardi di stelle. La luce degli oggetti più lontani in questa immagine ha viaggiato per tredici miliardi di anni prima di arrivare allo strumento che è stato messo in orbita a un milione e mezzo di chilometri di distanza da un gruppo di umani di vari paesi del pianeta Terra.

Siamo capaci di grandi cose. O perlomeno lo sono alcuni di noi.

Per apprezzare meglio la potenza del JWST può essere utile questo confronto, creato da WhatEvery1sThinking, fra la risoluzione offerta dal telescopio spaziale Hubble e quella del JWST per la stessa porzione di cielo: la differenza è davvero notevole.

Grazie alla verifica fatta da Pgc nei commenti, segnalo che è sbagliato quello che hanno scritto molte fonti e che inizialmente avevo scritto anch’io, fidandomi: non è vero che Hubble ci ha messo settimane per ottenere la sua foto. Ci ha messo 2573 secondi, ossia circa 43 minuti, stando ai dati pubblicati qui.

È interessante notare che l’immagine di JWST è stata presentata in un evento online al quale hanno partecipato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris: un gesto politicamente importante che sembra sottolineare l’attenzione dedicata alla scienza da questa amministrazione. Speriamo che non sia solo attenzione di facciata.

Maggiori informazioni sul contenuto di questa prima immagine sono presso ESA, NASA (anche qui) e PetaPixel. BigThink, in particolare, spiega perché le stelle in primo piano hanno sei “punte” nelle immagini di JWST.

 

Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico) o altri metodi.

Nessun commento:

Posta un commento

Se vuoi commentare tramite Disqus (consigliato), vai alla versione per schermi grandi. I commenti immessi qui potrebbero non comparire su Disqus.

Pagine per dispositivi mobili