Da un paio di giorni ricevo segnalazioni di un appello intitolato “Bella la Cina”, che mostra foto di quello che sembra essere un cadavere di neonato abbandonato sul ciglio di una strada, fra l'indifferenza della gente, e alla fine raccolto e portato via in una scatola di cartone.
Le foto sono piuttosto scioccanti, per cui non le pubblico direttamente qui, tranne quella relativamente pietosa mostrata qui sopra. Se le volete vedere tutte, le trovate in questi link:
Foto 1 - Foto 2 - Foto 3 - Foto 4 - Foto 5 - Foto 6
Il testo dell'appello indica che si tratterebbe della Cina e che il cadavere sarebbe di una bambina, una delle tante uccise a causa della politica drastica di controllo delle nascite vigente in quel paese. Ecco il testo integrale dell'appello: ne ho evidenziato i punti chiave.
Le immagini che seguono sono estremamente dure, però riteniamo doveroso mostrarle, perché fatti così gravi non devono passare inosservati. Il mondo deve sapere, la gente deve essere informata di quanto accade in Cina, di come possa disumanamente divenire normalità il disprezzo per la vita.
Una bimba appena nata giace morta sotto il bordo del marciapiedi, nella totale indifferenza di coloro che passano.
La piccina è solo un'altra vittima della politica crudele del governo cinese che pone il limite massimo di un solo figlio nelle città (due nelle zone rurali), con aborto obbligatorio.
Nel corso della giornata, la gente passa ignorando il bebè.
Automobili e biciclette passano schizzando fango sul cadaverino.
Di quelli che passano, solo pochi prestano attenzione.
La neonata fa parte delle oltre 1000 bambine abbandonate appena nate ogni anno, in conseguenza della politica del governo cinese.
L'unica persona che ha cercato di aiutare questa bambina ha dichiarato:
"Credo che stesse già per morire, tuttavia era ancora calda e perdeva sangue dalle narici".
Questa signora ha chiamato l'Emergenza però non è arrivato nessuno.
"Il bebè stava vicino agli uffici fiscali del governo e molte persone passavano ma nessuno faceva nulla... Ho scattato queste foto perché era una cosa terribile..."
"I poliziotti, quando sono arrivati, sembravano preoccuparsi più per le mie foto che non per la piccina..."
In Cina, molti ritengono che le bambine siano spazzatura.
Il governo della Cina, il paese più popoloso del mondo con 1,3 miliardi di persone, ha imposto la sua politica di restrizione della natalità nel 1979.
I metodi usati però causano orrore e sofferenza: i cittadini, per il terrore di essere scoperti dal governo, uccidono o abbandonano i propri neonati.
Ufficialmente, il governo condanna l'uso della forza e della crudeltà per controllare le nascite; però, nella pratica quotidiana, gli incaricati del controllo subiscono tali pressioni allo scopo di limitare la natalità, che formano dei veri e propri "squadroni dell'aborto". Questi squadroni catturano le donne "illegalmente incinte" e le tengono in carcere finché non si rassegnano a sottoporsi all'aborto.
In caso contrario, i figli "nati illegalmente" non hanno diritto alle cure mediche, all'istruzione, né ad alcuna altra assistenza sociale. Molti padri vendono i propri "figli illegali" ad altre coppie, per evitare il castigo del governo cinese.
Essendo di gran lunga preferito il figlio maschio, le bambine rappresentano le principali vittime della limitazione delle nascite.
Normalmente le ragazze continuano a vivere con la famiglia dopo del matrimonio e ciò le rende un vero e proprio un peso.
Nelle regioni rurali si permette un secondo figlio, ma se anche il secondo è una femmina, la cosa rappresenta un disastro per la famiglia.
Secondo i dati delle statistiche ufficiali, il 97,5% degli aborti è rappresentato da feti femminili.
Il risultato è un forte squilibrio di proporzioni fra popolazione maschile e femminile. Milioni di uomini non possono sposarsi, da ciò consegue il traffico di donne.
L'aborto selezionato per sesso sarebbe proibito dalla legge, però è prassi comune corrompere gli addetti per ottenere un'ecografia dalla quale conoscere il sesso del nascituro.
Le bambine che sopravvivono finiscono in precari orfanatrofi.
Il governo cinese insiste con la sua politica di limitare le nascite e ignora il problema della discriminazione contro le bambine.
Non è possibile continuare a ignorare una simile tragedia!!
Che cosa possiamo fare?
- Inviare una protesta per e-mail all'ambasciata cinese del nostro paese
- inviare una protesta al Presidente della Cina:
Excellency President Jiang Zemin of de People's Republic of China
9 Xihuang - Chenggen Beigie
Beijing 100032
PCR - China
- Infine, ciò che tocca a me, a te, a tutti, è divulgare queste foto. E pensare ogni giorno, ogni minuto, che tutti noi siamo responsabili di ciò che accade in questo benedetto mondo. Per omissione, per complicità, per negligenza, per indifferenza, molte cose cominciano a succedere o continuano a succedere, sotto gli sguardi indifferenti di tutti noi.
Alla fine, un uomo raccolse il corpo della bambina, lo mise in una scatola e lo gettò nel bidone della spazzatura!!!!
Grazie anche al contributo dei lettori è stato possibile risalire all'origine delle foto: la rivista Marie Claire, edizione USA, di giugno 2001. L'articolo è firmato da Abigail Haworth.
Le foto presentate dall'appello, tuttavia, sono state leggermente ritoccate: sono rovesciate, e le didascalie della rivista sono state coperte o ritagliate. Questo non cambia la natura drammatica di ciò che mostrano, ma è importante per capire quanto rischio di manipolazione vi sia nelle catene di Sant'Antonio.
Il testo che accompagna l'appello non è quello dell'articolo che accompagna le foto nella rivista, ma una sua riscrittura e traduzione grossolana e imprecisa, alla quale è stato aggiunto l'appello a scrivere alle ambasciate e al presidente cinese.
Pertanto si può concludere che le foto sono autentiche se è autentico il lavoro di verifica delle fonti fatto da Marie Claire, che le ha pubblicate inizialmente e che si presume abbia verificato la loro attendibilità. Ho contattato la rivista per avere ulteriori conferme e sono in attesa di risposta.
Tuttavia il testo dell'appello, a differenza delle foto, contiene vari errori e un sottofondo pericoloso di disinformazione, per cui conviene valutare attentamente prima di inoltrarlo tal quale. I dettagli sono qui sotto.
L'indagine
Inizialmente c'era pochissimo materiale su cui indagare: si trattava di foto di provenienza imprecisata, senza data e senza dati EXIF (quelli registrati automaticamente nelle foto fatte dalle fotocamere digitali), di scarsa qualità ma senza segni visibili di ritocco.
L'unico indizio disponibile nelle foto poteva essere la scrittura sulla scatola nella foto numero 5 (che è risultata poi rovesciata). Se qualcuno sa interpretarla e dire di che lingua si tratta, lo scriva nei commenti.
Ci sono alcuni blog italiani che parlano di questo appello dal 12/1/2006, e il primo sembra essere questo (attenzione: questo e molti dei link citati qui mostrano direttamente le foto-shock). Una pagina Web risalente a ottobre 2005 (secondo la barra antiphishing di Netcraft) riportano le stesse foto, ma senza il testo dell'appello (a parte l'invito a scrivere al presidente cinese). Ho trovato traccia dell'appello anche in spagnolo.
Il testo dell'appello offre pochi spunti di analisi: c'è quel “riteniamo”, al plurale, che sembra suggerire che chi ha scritto l'appello rappresenta un gruppo o un'organizzazione di qualche genere. C'è quell'errore “of de” (dovrebbe essere “of the”), presente anche in versioni inglesi dell'appello, che sembra indicare che l'estensore originale del messaggio non sia inglese.
L'indirizzo al quale inviare l'appello sembra essere esatto (a parte l'“of de”, ovviamente), come indicato da numerosi siti. Tuttavia contiene un indizio utile alla datazione: cita il presidente Jian Zemin, che però non è più in carica essendo stato presidente della Cina dal 1993 al 2003, secondo Wikipedia. Quindi l'appello risale almeno al 2003, o è stato redatto da qualcuno che non è molto aggiornato. L'attuale presidente della Cina è Hu Jintao.
Dalle foto non c'è modo di determinare se si tratti effettivamente di una bambina come afferma l'appello. Inoltre non c'è modo di confermare le ragioni dell'abbandono: opera di una persona incosciente, come del resto accade anche in altri paesi (Italia compresa), o risultato frequente della politica di controllo delle nascite come dice l'appello?
Dopo la pubblicazione iniziale di quest'indagine, un lettore, massimo.bosche****, mi ha segnalato una pagina Web che fornisce una possibile fonte di queste foto e del testo dell'appello: la rivista Marie Claire di giugno 2001. La presenza di foto analoghe in Marie Claire è confermata dalle discussioni sul sito antibufala Snopes.com.
Così ho contattato via e-mail Talia Carner, la scrittrice che ha pubblicato la pagina Web, che mi ha confermato (in inglese) che “l'articolo è stato pubblicato nel numero di giugno 2001 di Marie Claire negli USA. L'articolo è stato scandito e importato nel mio sito senza alcuna alterazione o ritocco”. Successivamente mi ha mandato scansioni delle pagine originali della rivista. Le riproduco qui in piccolo per questioni di tatto e di copyright; ho in archivio le versioni originali ad alta risoluzione.
Dal confronto con la pagina Web di Talia Carner (che ha pubblicato un libro, China Doll, sull'argomento) e con le scansioni dell'articolo di Marie Claire risulta che le foto nell'appello sono rovesciate e modificate per coprire le didascalie della rivista. Il testo della pagina Web della Carner è, per quanto ho potuto verificare, una trascrizione esatta dell'articolo della rivista.
Una lettrice, luisa.mug****, segnala inoltre un sito USA che usa come riferimento bibliografico sul tema del traffico di donne cinesi lo stesso articolo di Marie Claire, indicandone le coordinate. La lettrice nota anche che “cercando ‘Abigail Haworth’ ‘marie claire’ su Google, compaiono molti siti in lingua spagnola e portoghese che fanno riferimento alla notizia della neonata abbandonata per strada. Tra questi, il link www.argentina-rree.com/img/DerechosHumanos.pps rimanda ad una presentazione Powerpoint in spagnolo da cui sembra essere tratto il testo del messaggio italiano in circolazione. La presentazione si conclude con una citazione di un poeta uruguaiano (Paco Espinola), il che fa pensare che questa sia l'origine dell'autore”. Testo e immagini, infatti, hanno origini differenti, per cui l'eventuale autenticità dell'uno non comporta necessariamente l'autenticità dell'altro.
Valutazione
A prescindere dall'autenticità delle foto e del testo, l'appello a tempestare il presidente cinese con e-mail e lettere di protesta può essere efficace? Vale la pena, insomma, di inoltrare l'appello? Da quello che mi risulta e dalle ricerche in Rete, probabilmente no, almeno non nella sua forma attuale.
Il problema, infatti, sembra essere culturale, non politico, e oltretutto la Cina notoriamente non gradisce ingerenze straniere.
In molti paesi asiatici (anche in India, per esempio) c'è infatti da sempre una fortissima preferenza per il maschio, e le femmine sono considerate un fardello: questo porta comunque agli aborti selettivi in base al sesso e agli infanticidi, anche senza una politica di controllo delle nascite come quella cinese.
Questo atteggiamento culturale della popolazione non è gradito ai governi, perché ovviamente produce uno squilibrio demografico: in Cina, per esempio, ci sono circa 110-120 maschi per ogni 100 femmine. Significa che ci sono milioni di maschi che non trovano moglie, e questo porta a instabilità sociale.
La cosa che mi preoccupa di questo appello è invece il rischio che induca razzismo e diffidenza, proprio in un periodo in cui l'espansione economica della Cina e l'immigrazione stanno infastidendo molti. Non vorrei che ci fosse, coscientemente o meno, un messaggio nascosto nell'appello: guarda come sono disumani questi cinesi, non sono come noi. Purtroppo, invece, gli abbandoni di neonati sono riportati frequentemente dai giornali anche in Italia, e tutto va visto in proporzione: su 1,3 miliardi di cinesi, un migliaio di abbandoni l'anno (cifra ipotetica) sono l'equivalente di 45 l'anno in Italia. Forse non siamo poi così diversi.
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