Dopo EMI, anche Universal molla i lucchetti anticopia. Per prova
La Universal, la più grande delle case discografiche mondiali, svolgerà una sperimentazione vendendo via Internet brani di migliaia di album di artisti come Sting, Stevie Wonder, Black Eyed Peas e 50 Cent senza sistemi anticopia (DRM) dal 21 agosto prossimo al 31 gennaio 2008. Lo riferisce per esempio FindLaw e BoingBoing.
Le vendite, però, non passeranno attraverso il colosso della musica online iTunes di Apple, ma saranno gestite direttamente dai siti Web dei singoli artisti e da vari rivenditori online, come Amazon, Google, i supermercati Wal-Mart e altri. Slashdot segnala che i brani saranno disponibili anche in versione a 256 kbps.
Anche Universal, come EMI, ha finalmente visto la luce e ha capito che il DRM è male, che trattare il cliente come un ladro fino a prova contraria è stupido e oltretutto soffoca le vendite legali? Improbabile. La ragione più plausibile è che vendere senza lucchetti è l'unico modo per contrastare il sostanziale monopolio dell'iPod e di iTunes di Apple nel mondo della musica scaricata, cosa che EMI non ambisce a fare. EMI, infatti, veicola i propri brani senza DRM attraverso iTunes. Universal, invece, vuole fare a meno di Apple.
BoingBoing riassume molto chiaramente il problema di Universal e delle case discografiche in generale: lo strapotere di Apple nel settore dei lettori musicali.
L'iPod è in grado di riprodurre due tipi di musica: quella menomata con il DRM di Apple e gli MP3. Se [siete una casa discografica e] volete menomare la vostra musica usando il DRM di Apple, dovete dare ad Apple il controllo totale sui prezzi delle vostre canzoni. Nessun altro negozio può veicolare la musica menomata da Apple. Ogni volta che noi [consumatori] acquistiamo una canzone menomata da Apple, diventa più difficile e costoso passare a prodotti alternativi rispetto all'iPod e a iTunes.Un portavoce di Universal, Peter LoFrumento, ha detto che invece la casa discografica ha escluso Apple dalla vendita per tenerlo come "gruppo di controllo" col quale valutare l'effetto dell'iniziativa sui prezzi, sulla pirateria e sulle vendite. Certo, come no. Molto diplomatico.
Per le etichette discografiche ci sono due sole opzioni [per essere presenti sugli innumerevoli iPod]: vendere musica menomata da Apple e aumentare il controllo di Apple sul commercio di musica online, oppure vendere musica non menomata. La musica non menomata (MP3 e altri file aperti) è superiore alla versione menomata: la si può suonare su un maggior numero di dispositivi ed è più versatile. Nessun cliente cerca musica perché è menomata: il DRM non fa vendere la musica. Nessuno dei clienti di iTunes ha comprato musica perché la voleva lucchettata all'iPod e non funzionava sui lettori della concorrenza.
Chi non vuole pagare la musica non fa altro che scaricarla dal P2P, dove è già disponibile gratis senza DRM. Se [una casa discografica] vuole convincere la gente a comprare musica, non può cominciare rendendola peggiore della versione gratuita: per cui è inevitabile che la Universal alla fine assuma quest'atteggiamento. Non vende tracce senza DRM tramite iTunes (dove Apple fa pagare un sovrapprezzo del 30%), ma lo fa tramite i concorrenti di Apple. Però, dato che sono tracce MP3, funzionano in iTunes e sugli iPod, per cui i clienti Apple possono avere brani degli artisti Universal che sono compatibili con i loro iPod a 99 centesimi di dollaro, senza DRM.
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