2008/12/12

40 anni di mouse

Parla il papà del mouse, con foto di famiglia


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il 9 dicembre scorso il mouse ha compiuto quarant'anni. In quella data, nel 1968, papà Douglas Engelbart presentò alla Fall Joint Computer Conference (FJCC) di San Francisco la sua creatura, in quella che ormai è nota come La Madre di Tutte le Demo: ipertesto, mouse e copiaincolla, tutti presentati in pubblico per la prima volta (ne avevo parlato qualche mese fa in occasione della pubblicazione online del video della demo).

Come vedete dalla foto qui accanto, quel mouse era molto diverso da quelli odierni, ma i princìpi erano grosso modo gli stessi: un sistema (in questo caso meccanico) per rilevare lo spostamento dell'oggetto su un piano (cartesiano ma anche reale) e trasformarlo in impulsi per pilotare in modo corrispondente un cursore su uno schermo di computer.

La differenza più vistosa rispetto ai mouse meccanici "tradizionali", a parte l'impiego del legno, è l'uso di due rotelle ortogonali come sensori di spostamento (le vedete in azione qui). E se quarant'anni di mouse vi sembrano tanti, va detto che secondo la cronologia di Gearlog è nata ancora prima la trackball: nel 1952, ad opera dei militari canadesi.

La pallina sostituì le rotelle ortogonali nel 1972, quattro anni dopo la nascita del mouse e ben vent'anni dopo la nascita della trackball (che pure aveva già adottato una pallina come meccanismo di tracciamento), e ci vollero altri otto anni per il debutto del mouse ottico (1980), che a sua volta sostituiva la pallina con un sensore ottico. Addio lieti momenti passati a togliere pelucchi dal meccanismo. Il mouse perse la coda, diventando senza fili, per la prima volta nel 1991, e la rotellina di scorrimento comparve nel 1995.

Engelbart, classe 1925, racconta in un video che il termine "mouse" non doveva essere il nome ufficiale dell'oggetto, che in realtà doveva avere un appellativo decisamente più pomposo, ma nessuno si prese mai la briga di appiopparglielo. E considerato il modo molto ingessato di lavorare dell'informatica dell'epoca, forse è meglio così.

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