La censura su Facebook corre con il vento in poppa, secondo il Corriere; intanto il Giornale parla di blog oscurabili
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Vignetta di Moise, pubblicata per gentile concessione dell'autore.
Lo so, lo so, è un refusino, ma è talmente divertente per le sue allusioni freudiane assortite che non riesco a trattenermi dal citarlo, anche perché me l'avete segnalato in tanti e quindi è piaciuto anche a voi: un articolo del Corriere segnala la notizia sulla censura operata da Facebook per le foto di donne che allattano i figli al seno, perché sarebbero "materiale osceno, pornografico e sessualmente esplicito".
Storia interessante, sulla quale ci sarebbe da riflettere in merito ai criteri di censura (Facebook oscura le foto segnalate dagli utenti, per cui chiunque può ergersi a censore), e l'articolo del Corriere ne fa un resoconto piuttosto azzeccato, ma poi scivola su questa perla:
«di solito permettiamo le foto di madri che allattano», è solo una questione di quantità. «Seno nudo, con capezzolo e aureola»: troppa nudità tutta insieme.
Orbene, per quanto il seno sia indubbiamente degno di venerazione per la sua funzione e la sua grazia, dargli addirittura la patente di santità dotandolo di aureola pare un po' esagerato.
Ecco una cattura dell'articolo, prima che il refuso venga corretto:
Sorprende che l'autrice dell'articolo, Claudia Voltattorni, non sappia di avere una parte del corpo chiamata areola. E di averla in duplice copia. Suggerisco una ritirata onorevole: dare la colpa al correttore ortografico di Word.
Parlando di censure meno frivole, il Giornale mi ha intervistato ieri sera a proposito delle recenti tentazioni censorie nei confronti dei blog e di come si è evoluto il blog da diario personale a pulpito editoriale e ideologico, e mi dicono che l'intervista è stata pubblicata a pagina 13 dell'edizione di oggi. Se qualcuno me ne potesse mandare una scansione della pagina presso topone chiocciola pobox.com per gli archivi del Maniero Digitale, gliene sarei grato (vorrei capire il contesto che circonda l'intervista) [Aggiornamento: la scansione è arrivata, grazie!].
Nel frattempo, trovate qui la versione online, che è un sunto molto drastico, ma tutto sommato corretto nell'essenza, di una chiacchierata ben più estesa. La bufala dei borseggi non più denunciabili citata nell'articolo è qui. Il contesto nel quale è calata la mia intervista è una sorta di necrologio dei blog da parte di Geminello Alvi che non condivido affatto: è come affermare che la scrittura è una forma di comunicazione morente e squallida perché la gente scrive diari insulsi, per cui Flaubert, Clarke, Manzoni, Dante, Bradbury, Steinbeck, Asimov, Golding, Beckett, Shakespeare non valgono niente.
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