La chiave supersegreta dell'anticopia su Blu-Ray e TV a pagamento non è più segreta
Il sistema anticopia HDCP (High-bandwidth Digital Content Protection) di Intel, concepito per impedire la duplicazione di audio e video digitali sugli apparecchi non autorizzati, in barba alle leggi che danno ai consumatori questo diritto per uso personale sui prodotti legalmente acquistati, è stato scavalcato definitivamente. La sua segretissima master key, la chiave passepartout che sblocca e sprotegge ogni cosa, è stata resa pubblica. Intel stessa ha confermato le voci che circolavano già in proposito.
In altre parole, tutte le complicazioni e le incompatibilità messe in atto per cercare di scoraggiare la pirateria non sono servite a nulla, se non a rendere più difficile la vita agli utenti onesti, afflitti dai costi maggiori di tutto il sistema anticopia (le case produttrici di lettori, televisori e proiettori pagano una royalty per poter usare l'HDCP e devono menomare i propri apparecchi). I pirati, invece copiavano allegramente qualunque cosa.
Il protocollo HDCP viene utilizzato per proteggere dalle intercettazioni i segnali digitali in uscita da set top box per TV via cavo e via satellite, lettori Blu-ray, console per videogiochi e altri apparecchi. Solo i televisori, monitor e proiettori autorizzati dalle case cinematografiche possono riprodurre questi segnali digitali protetti. Se avete un apparecchio tecnicamente in grado di riprodurre il segnale digitale ma non dotato di chip HDCP, siete fregati. L'HDCP era presente in Windows Vista già al debutto e penalizzava la fruizione di audio e video digitale da parte degli utenti legittimi anche sui computer dotati di questo sistema operativo (se il monitor non era compatibile HDCP, l'utente non poteva usarlo per vedere contenuti protetti, anche se ne aveva il diritto legale). C'è anche in Mac OS X.
Viene spontaneo pensare che a questo punto sarà più facile copiare i film in Blu-ray per vederseli su un computer o su un televisore non dotato di questi chip anticopia, ma in realtà esistono già metodi più che efficienti per questo genere di duplicazione, come dimostra la cattura da Iron Man 2 qui accanto. La vera novità è che ora diventa facile registrare digitalmente, senza perdita di qualità, i segnali delle TV via cavo e via satellite a pagamento in alta definizione. Finora questo era possibile solo accettando copie analogiche degradate.
Intel non sembra turbata dalla fuga di segreti: dice che farà causa a chiunque cerchi di realizzare apparecchi che la sfruttino. Buona fortuna: in un mercato nel quale anche risparmiare cinque dollari sui costi può significare la differenza fra essere competitivi o soccombere, sarà difficile che i fabbricanti in Cina, per esempio, resistano alla tentazione di generarsi le proprie chiavi HDCP invece di pagarle, offrendo così apparecchi meno cari e più versatili (ai quali si potranno, per esempio, collegare anche monitor o proiettori non-HDCP senza degrado artificiale della qualità).
Intanto Ars Technica riassume bene l'assurdità di questi sistemi anticopia: "A Intel e alle società di produzione di media non importa nulla che i loro sistemi di cifratura offrano soltanto una protezione simbolica e disagi ai consumatori; importa solo che siano sufficienti a soddisfare la soglia della [legge americana] DMCA per i sistemi di protezione dei contenuti: il loro vero strumento contro gli usi non approvati dei contenuti digitali è la minaccia di azioni legali, non la crittografia". Oltretutto si sapeva già dal 2001 che il sistema HDCP era vulnerabile: bastava conoscere le chiavi di una cinquantina di apparecchi per recuperare la chiave passepartout usando un po' di matematica.
In pratica, è oggi evidente che tutta la storia dell'HDCP era una foglia di fico data in pasto alle case discocinematografiche per convincerle a distribuire contenuti in alta definizione facendo loro credere di essere al riparo dalla pirateria. Invece i pirati incassano e la foglia di fico la paghiamo noi. Sotto forma di denaro per apparecchi più costosi e di ostacoli alla fruizione di quello che abbiamo legalmente acquistato. Deprimente.
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