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Ricordate la bufala ai danni della Barilla, che “non è più italiana ma americana e usa grano con tassi di micotossine altissimo (ammuffito)”, che girava a giugno di quest'anno? Ho ricevuto un aggiornamento da Ambito5, l'agenzia che si occupa delle pubbliche relazioni online di Barilla.
Sul sito di Barilla c'è una pagina di smentita specifica che include una dichiarazione congiunta, datata 16 novembre, di Barilla e della dottoressa Giuliana Icardi, il cui nome compariva nell'appello-bufala e gli conferiva apparente credibilità.
La dichiarazione sottolinea che “la d.ssa Icardi non ha mai scritto” l'appello-bufala, “dal quale pertanto integralmente si dissocia. La d.ssa Icardi informa inoltre di aver sporto denuncia presso i competenti Organi di Polizia Giudiziaria per l'individuazione e l'incriminazione di coloro che hanno fatto uso strumentale della sua identità”.
Barilla ribadisce inoltre che “La famiglia Barilla [...] è da quattro generazioni alla guida dell’omonimo gruppo industriale (con un intervallo dal 1971 al 1979, quando una quota di maggioranza fu ceduta alla multinazionale americana Grace)” e che “non utilizza materie prime geneticamente modificate e i livelli di micotossine o contaminanti sono sempre al di sotto dei limiti fissati dalle normative sulla Sicurezza Alimentare, a loro volta già ampiamente protettivi per la salute delle persone”. Viene anche ribadito che “Barilla non è proprietaria dei marchi Motta, Tre Marie, le Spighe e Panem”, come invece afferma l'appello-bufala.
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