2013/07/27

“Europa Report”: per fare buona fantascienza basta la scienza. Senza mostri

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “peggystu*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.


Vi tolgo subito un dubbio che mi hanno posto in molti a proposito di Europa Report: no, non ci sono mostri. Non ci sono astronauti cattivi. Non c'è un computer malvagio (anche se le citazioni di 2001 Odissea nello spazio ci sono). Non ci sono scazzottate risolutive fra l'Eroe e il Cattivo (Star Trek Into Darkness, ce l'ho con te). Non ci sono fragili damigelle da salvare. Non ci sono viaggi interstellari con motori più veloci della luce. Non ci sono deus ex machina. Non lasciatevi ingannare dal trailer. C'è un pericolo molto più reale e angosciante, che permea tutto il film: l'ostilità indifferente, eterna e inesorabile dell'universo.

Non scambiate Europa Report per un thriller: vi terrà in tensione fino alla fine, certo, però il suo tema di fondo è un altro. Lo troverete ben espresso nelle ultime parole del film, per cui non ve lo anticipo in dettaglio, ma è un messaggio pieno del sense of wonder (lo stupore per il meraviglioso) della (fanta)scienza più classica, con una risposta eloquente alla domanda ricorrente in ogni esplorazione ad alto rischio: vale la pena di correre tutti questi rischi? Sì, ne vale assolutamente la pena.

La premessa del film è semplice: ai giorni nostri, una missione spaziale si dirige verso Europa, satellite di Giove, sotto la cui crosta ghiacciata la scienza ipotizza da tempo che ci siano oceani liquidi e ci sia forse vita. L'equipaggio ha il compito di raccogliere e analizzare campioni del suolo per vedere se contengono tracce di questa vita sommersa, portati in superficie attraverso le spaccature della crosta ghiacciata. Ma qualcosa va storto.

Il film è claustrofobico: la sensazione dei tediosissimi mesi di viaggio, da trascorrere rintanati in una minuscola bolla di vita artificiale, senza barare con trucchi fantascientifici come l'ibernazione, è trasmessa molto efficacemente. Inoltre Europa Report è girato quasi interamente usando le telecamere fisse di bordo, quasi documentaristicamente, e anche questo contribuisce molto al realismo e all'immedesimazione. Niente armi laser, niente esplosioni nello spazio. La musica, di Bear McCreary (Battlestar Galactica), sostiene bene la tensione. Ne potete ascoltare un brano qui.

Il problema classico delle scene in assenza di peso, croce di qualunque film di questo genere, è risolto elegantemente senza ricorrere a spiegazioni magiche, ma con un abitacolo rotante, simile a una centrifuga.

Gli esterni e gli interni sono molto realistici e senza concessioni all'estetica: sembrano presi di peso dalla Stazione Spaziale Internazionale. Nelle riprese all'esterno, durante le passeggiate spaziali, non c'è rumore e non ci sono stelle: neppure Kubrick se l'era sentita di rinunciarvi (alle stelle, intendo), ma Europa Report lo fa. E funziona, perché trasforma lo spazio da un firmamento in un abisso pronto a inghiottirti se fai un passo falso.



Il bello di un'ambientazione contemporanea e realistica come questa è che rende subito ben chiaro allo spettatore che non può aspettarsi soluzioni miracolose o soccorsi a sorpresa: se qualcosa va male, va male sul serio, ed è facile che qualcosa vada male anche per una banalità. E questa premessa nel film rende angosciante anche una semplice passeggiata spaziale (il problema capitato recentemente a Luca Parmitano nella realtà, poi, è un esempio arrivato a fagiolo). Ci si rende conto istintivamente che quello che si sta vedendo potrebbe succedere realmente fra qualche anno.

Se devo proprio trovare qualche pecca nelle ambizioni di iper-realismo di Europa Report senza anticipare nulla della trama, ho trovato poco realistiche le escursioni senza cavi di soccorso, senza dispositivi di propulsione d'emergenza come un SAFER (usato oggi sulla ISS) e/o in solitario, e il problema delle radiazioni intorno a Giove è risolto con un po' di disinvoltura; la larghezza di banda per la trasmissione dei dati dal veicolo spaziale, poi, è decisamente esagerata. E a naso la velocità di rotazione della centrifuga mi pare un po' bassa per produrre un effetto simile alla gravità terrestre. Ma sono dettagli sui quali sono ben disposto a chiudere un occhio, perché il film nel suo complesso merita davvero. Se non altro per la sua lezione su come si può fare un buon film a basso budget e si può fare buona fantascienza usando soltanto la realtà e senza violare le leggi della fisica.


Aggiornamento: se vi dovessero servire i sottotitoli, sono qui su TV24/7. Grazie a Marco e Massimo per la segnalazione.

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