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C'è parecchia confusione, anche tra le fonti solitamente attendibili, riguardo una notizia annunciata ieri: la Russia avrebbe intenzione di separare la propria parte della Stazione Spaziale Internazionale (evidenziata nel riquadro giallo qui accanto) e usarla per costruirne una tutta sua. Così dicono, per esempio, Engadget e Phys.org (che cita la Associated Press), RussianSpaceWeb e Spaceflightnow (che usa una frase ambigua).
Ma la notizia è sbagliata e nasce probabilmente da un errore di traduzione o comprensione di questo annuncio in russo dell'Agenzia Spaziale Federale russa. La Russia ha intenzione di costruire una propria stazione spaziale usando sì i moduli progettati o costruiti per la Stazione Spaziale, ma non quelli già installati: soltanto quelli ancora da lanciare nello spazio.
L'equivoco è chiaro se si guarda l'elenco dei componenti citati dall'annuncio russo: il MLM (modulo laboratorio multifunzione), l'UM (modulo nodale) e il NEM (modulo di alimentazione e ricerca scientifica) non fanno parte dei moduli russi presenti attualmente sulla Stazione. Sono stati progettati per farne parte in futuro, ma sono ancora a terra e ancora da costruire o sistemare (il MLM, per esempio, è in costruzione da oltre un decennio, con vari rinvii e problemi tecnici). Inoltre il modulo “russo” Zarya è in realtà stato pagato dagli Stati Uniti ed è di loro proprietà, per cui i russi (che l'hanno costruito) non possono sganciarlo e portarselo via.
C'è anche da considerare che una delle ipotesi di progetto prevede che la futura stazione russa venga collocata su un piano orbitale differente da quello della Stazione Spaziale Internazionale (64.85 gradi contro i 51.6 della ISS), e un trasloco dei moduli russi esistenti implicherebbe quindi un cambio di piano orbitale, che di solito ha costi di propulsione insostenibili. Inoltre i moduli russi esistenti della ISS sono già vicini alla fine della propria vita operativa di progetto (per esempio, Zarya è in orbita dal 1998 e comunque non è di proprietà russa; Zvezda è nello spazio dal 2000), per cui sarebbe economicamente insensato riutilizzarli.
Aggiornamento (2015/02/15 21:30): Anatoly Zak, di RussianSpaceWeb, ha scritto un articolo su Sen.com che dice che l'agenzia spaziale russa Roscosmos ha deciso di “separare i suoi moduli più recenti dalla Stazione Spaziale Internazionale, ISS, per formare l'avamposto nazionale in orbita terrestre nel 2024”. Notate che si parla di “moduli più recenti” e che l'anno previsto è il 2024, quindi di certo non si tratta di eventi imminenti. Zak dice, tuttavia, che la decisione di Roscosmos “significa che tre moduli ancora da completare voleranno prima verso la ISS”. Si tratta soltanto di una “strategia generale” e “i dettagli ulteriori del programma verranno decisi in futuro”. In altre parole, molti propositi, ma nessuna sostanza immediata.
Aggiornamento (2015/02/156 00:40): Spaceflight101 parla di “sgancio dei moduli aggiuntivi” e di un piano secondo il quale i tre moduli MLM, UM e NEM verrebbero prima agganciati alla Stazione Spaziale Internazionale e poi, dopo la dismissione della ISS prevista per il 2024, verrebbero sganciati per andare a costituire una stazione indipendente, completamente russa, situata sullo stesso piano orbitale della ISS. I moduli russi attualmente già facenti parte della ISS non fanno parte di quest'ipotesi.
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